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Dietro le sbarre: prolungata la detenzione della giornalista russo-americana Alsu Kurmasheva

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(Parigi). Un tribunale russo ha prolungato la detenzione della giornalista russo-americana Alsu Kurmasheva fino al 5 febbraio. Lo ha annunciato su Telegram la Radio Free Europe/Radio Liberty, testata americana per la quale la giornalista lavorava fino al suo arresto nel giugno scorso. Il tribunale della città di Kazan ha prolungato la sua detenzione ma non è stata fissata alcuna data per il processo.

Kurmasheva è una giornalista di Radio Free Europe/Radio Liberty, con sede a Praga, finanziata dal Congresso degli Stati Uniti e designata dalla Russia come “agente straniero”, il che significa che la Russia l’accusa di ricevere finanziamenti stranieri per attività considerate politiche volte a danneggiare la Russia. I solerti funzionari russi sostengono che la giornalista stesse raccogliendo informazioni sulle attività militari della Russia “al fine di trasmettere informazioni a fonti straniere”, suggerendo di aver ricevuto informazioni su insegnanti universitari che erano stati mobilitati nell’esercito russo. Come raccontato dalla giornalista stessa, la Kumasheva non si trovava in Russia per motivi professionali, ma per visitare la madre anziana e malata. “Alsu ha trascorso 45 giorni dietro le sbarre in Russia e, oggi, la sua detenzione ingiusta e politicamente motivata è stata prolungata. Chiediamo alle autorità russe di concedere immediatamente ad Alsu l’accesso consolare, che è un suo diritto in quanto cittadina statunitense. Alsu deve essere rilasciata e riunita alla sua famiglia”, ha detto in un comunicato il direttore editoriale di RFE/RL, Jeffrey Gedmin.

La Kurmasheva possiede sia il passaporto americano che quello russo ed è entrata in Russia il 20 maggio per far fronte a un’emergenza familiare, ha dichiarato RFE/RL. Mentre attendeva il volo di ritorno il 2 giugno, è stata trattenuta e i suoi passaporti sono stati confiscati. Secondo le accuse del tribunale di Kazan, l’11 ottobre Kurmasheva è stata multata di 10.000 rubli (103 dollari) per non aver registrato il suo passaporto statunitense presso le autorità russe. Una settimana dopo è stata accusata di mancata registrazione come agente straniero, un reato che prevede fino a cinque anni di carcere. Il termine “agente straniero” viene applicato in Russia a organizzazioni, giornalisti, attivisti per i diritti e persino a personaggi dello spettacolo, e comporta uno stretto controllo da parte del governo. A ottobre, l’agenzia di stampa Tatar-Inform ha pubblicato un video che mostrava la Kurmasheva mentre veniva accompagnata in un edificio amministrativo con le mani dietro la schiena da quattro uomini che indossavano un passamontagna. A novembre, il marito della Kurmasheva e collega giornalista Pavel Butorin ha dichiarato in un’intervista al Committee to Protect Journalists che i contatti con la moglie oggi sono fortemente limitati. I messaggi vengono filtrati e censurati dalle autorità carcerarie.

“Fare giornalismo non è un crimine e la detenzione della Kurmasheva è un’ulteriore prova del fatto che la Russia è determinata a soffocare l’informazione indipendente”, ha dichiarato Gulnoza Said, coordinatrice del programma Europa e Asia Centrale del Committee to Protect Journalists. La Kumasheva è la seconda giornalista statunitense detenuta in Russia dall’inizio della guerra in Ucraina. Nel marzo 2023, il servizio di sicurezza russo FSB ha arrestato il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich con l’accusa di spionaggio, un’accusa che prevede una pena detentiva fino a 20 anni. Gershkovich è comparso più volte in tribunale dopo il suo arresto e ha fatto appello alla sua detenzione, ma senza successo. Il Servizio di sicurezza federale russo sostiene che Gershkovich, “agendo su istruzioni della parte americana, ha raccolto informazioni violando il segreto di stato sulle attività di una delle imprese del complesso militare-industriale russo”. Gershkovich e il WSJ negano le accuse. Le autorità russe per ora non hanno fornito alcuna prova a sostegno delle accuse di spionaggio.


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