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Chi non ha mai cercato un’ordinanza di custodia cautelare e “difende” i nuovi bavagli

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Tutti i giornalisti italiani si battono contro i bavagli? No. La protesta della Federazione Nazionale della Stampa Italiana non è condivisa. E le iniziative di Articolo 21, ma anche di No bavaglio e altri sono bersaglio di insulti sotto ad ogni post sui social.
Poi ci sono le critiche velenose di altri giornalisti. Per esempio la gloriosa (ancora gloriosa?) Unità, che titola in prima pagina “Le pagliacciate dei no bavaglio (Procure, Fnsi e partiti)“. Una battaglia dei giornalisti condotta in questo modo è effettivamente lacerante. Al punto che una sigla sconosciuta, “Giornalisti per la professione”, ha avviato la campagna “Non in mio nome” per sottolineare che la battaglia contro i bavagli non può essere condotta in nome di tutti i giornalisti. E forse è giusto così.
Quanti tra i giornalisti che, in qualche modo, accettano e addirittura difendono le leggi bavaglio, ultima la proposta Costa, hanno mai cercato un’ordinanza di custodia cautelare? Non è dato saperlo. I cronisti di giudiziaria, quei quattro illusi che si battono contro i bavagli alla cronaca giudiziaria, le occ le hanno cercate e non le hanno trovate nelle Procure, ormai in larga parte vietate ai giornalisti da quando la legge Cartabia incombe sui contatti tra magistrati e giornalisti (cioè da due anni). Diciamo (anche) che le occ non sono atti dei pubblici ministeri,  ma provvedimenti dei giudici delle indagini preliminari. Forse la norma e i relativi commentatori si riferiscono alle richieste di misure cautelari reali e personali, quelle sì delle Procure, solo in parte riprese nelle ordinanze di custodia cautelare.
Il Foglio invoca una divisione delle carriere di magistrati dai giornalisti. Purtroppo i giornalisti che fanno carriera con la giudiziaria sono pochissimi, molti sono invece i cronisti di nera e giudiziaria finiti sotto scorta (24 in Italia). Ma il concetto di carriera e denaro ottenuti scrivendo della peggior cronaca nera italiana è stato già buttato nella  mischia da una voce autorevolissima, quella della Presidente del Consiglio, che ha rinfacciato a Roberto Saviano di aver fatto i soldi con la camorra. In effetti tante persone in Italia hanno fatto soldi grazie alla camorra, i capi del clan dei casalesi per esempio, di cui Saviano e altri giornalisti hanno scritto.
E poi, in questo tempo oscuro della lotta contro i bavagli, ci sono i trionfalisti: politici di alcuni schieramenti, giornalisti di correnti e avvocati che brindano alla (possibile) entrata in vigore del bavaglio Costa, norma che secondo questa interpretazione avrà il merito di porre fine alla gogna  mediatica con lo strumento degli atti giudiziari. Ora, come tutti i cronisti di nera e giudiziaria sanno, le occ non sono affatto la fonte unica né privilegiata attraverso la quale scrivere pezzi di giudiziaria. C’è molto altro e talvolta di meglio. Straordinarie notizie si trovano, nell’ordine, dentro i decreti di sequestro, nelle misure di prevenzione, nelle costituzioni di parte civile delle individuate parti offese, sinanche nelle sentenze dei Tribunali amministrativi. Sì, proprio i Tar, sconosciuti al dibattito corrente e aditi per questioni di legittimità. Sono i primi valutare gli appalti e, pur senza avere competenza sulle responsabilità penali, scrivono motivazioni da cui si evince chiaramente quanto un appalto sia stato “pilotato”. Di frequente la giudiziaria deriva da provvedimenti dei giudici civili. Un esempio banale: le sentenze che dichiarano i fallimenti; fotografano prima delle procure storie di bancarotte fraudolente e frodi fiscali. Togliere dal mucchio le occ è indice di malafede e chi pensa che esse siano l’unica fonte per i giornalisti di giudiziaria non ha mai fatto il giornalista di giudiziaria. E’ evidente.


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