Emancipazione e autodeterminazione delle donne, democrazia paritaria: per Marisa Rodano, che ci ha lasciati oggi, sono stati il faro di una vita da grande combattente, un secolo di militanza antifascista e femminista. Prima donna a rompere il soffitto di cemento (altro che cristallo) delle istituzioni, eletta vicepresidente della Camera nel 1963 (“quel giorno, confessò, non sapevo come vestirmi”), deputata, senatrice, europarlamentare, consigliera comunale e provinciale a Roma. fondatrice e anche presidente dell’Udi, Unione Donne Italiane. La mimosa, simbolo dell’8 Marzo, si deve a lei, nel 1946, il primo nell’Italia finalmente libera. Non ha mai rivendicato questa ‘maternità’, però, “Non è un fiore che determina le lotte, ma sono le lotte che determinano il significato del fiore”. A tutte noi, ragazze di tante età, ci lascia una eredità forte e preziosa: non dare mai scontati i diritti. “C’è stata un’epoca in cui bisognava lottare per conquistarli”. Marisa Rodano lo ha fatto, ha creduto nella forza della squadra delle donne e da “ottimista della volontà”, come si definiva, ci ha indicato la strada per il futuro” Lottando sempre”. Per la libertà, la democrazia, contro ogni forma di totalitarismo. Perché nella Resistenza, e nei suoi valori, che sono stati di Marisa Rodano ogni giorno, c’è la forza, la bellezza, l’identità di questo Paese.
La camera ardente per Marisa Cinciari Rodano sarà lunedì 4 dicembre alla Sala Aldo Moro della Camera dei deputati. Il funerale religioso verrà celebrato a Roma alle ore 15 dello stesso lunedì presso la Chiesa di S.Giovanni a Porta Latina (via di Porta Latina)