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Televisione e televisori. Tutto cambia ma la tv resta al centro del discorso pubblico

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Nonostante tutte le previsioni funeree, nel suo insieme la vecchia televisione continua ad avere una forza da leone. In ciascun minuto delle prime dieci settimane della stagione televisiva 2023-24 (10/9-18/11/2023) sono state in media 8,2 milioni le persone che seguono trasmissioni televisive organizzate in un palinsesto. Nei centoventi minuti che compongono le due ore della prima serata commerciale sono stati presenti in media venti milioni di individui tra uomini, donne, bambine e bambini. La diminuzione di presenze è del -1,3% sullo stesso periodo della scorsa stagione. Sono poco più di centomila individui nel giorno medio su 8,2 milioni, si tratta di persone che non hanno abbandonato il televisore, ma piuttosto la televisione offerta dagli editori tradizionali; sono rimaste davanti all’apparecchio televisivo a fare altro. In questo “altro” è compresa la televisione delle piattaforme, che però non hanno ancora interesse a far monitorare i propri ascolti. L’interesse potrebbe però arrivare perché anche i broadcaster in streaming sono entrati nel mercato pubblicitario e le aziende e i centri media sono portati a utilizzare dati di terze parti per le pianificazioni pubblicitarie. Oppure, come è avvenuto per Dazn, il monitoraggio dei consumi potrebbe arrivare su sollecitazione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM). Tutto questo “altro” che non è Rai, Sky, Mediaset, Dazn (solo le partite di Serie A), La7, Warner, Discovery, Paramount, De Agostini e altri minori, viene raccolto da Auditel sotto la dizione “non riconosciuto”, non perché sia tecnicamente non identificabile ma, appunto, per la volontà delle nuove piattaforme a non essere monitorate; tra queste ci sono Netflix, Disney+, Paramount+, Prime Video, Discovery Plus e altre minori.

I primi dati prodotti sull’ascolto dell’insieme “non riconosciuto” sono del settembre 2022.  In quel mese Auditel registrò 1.661.686 individui che nella media delle 24 ore avevano usato il televisore per seguire altro dalla programmazione degli editori tradizionali. Tra le 21:00 e le 23:00, prime time editoriale, le persone che nel settembre del 2022 usarono il televisore sul non riconosciuto furono 3.713.709. Ad oltre un anno di distanza va rilevato che questi ascolti senza nome sono cresciuti del 3,1% nel giorno medio e del 3,8% in prima serata. Non è molto ed è certamente meno di quanto i broadcaster non linear si sarebbero aspettati, tanto da indurli a concorrere nel mercato pubblicitario per raccogliere comunicazioni commerciali a prezzi competitivi e offrendo informazioni dettagliati sui loro pubblici. Si tratta di previsioni sbagliate che complicano l’equilibrio dell’intero sistema.

Il Non riconosciuto

Il termine “non riconosciuto” definisce quindi trasmissioni, visioni, utilizzi del televisore differenti: seguire le piattaforme streaming, l’on-demand, usare game console; computer; lettori multimediali; set box e smart tv anche non connesse alla rete e altri usi di minor peso. Nelle prime dieci settimane della stagione televisiva 2023-24 questo insieme ha raggiunto 1,7 milioni di audience nel giorno medio e ha pesato per il 17,5% sull’audience da televisore. All’interno dell’universo non riconoscibile i valori d’ascolto più alti sono prodotti dalle smart tv presenti in abitazioni dotate di connessioni in banda larga. Secondo l’ultima indagine Censis-Auditel (novembre 2023) la presenza di Smart tv nelle case italiane ha superato quella dei televisori tradizionali. Si tratta di smart tv potenzialmente connettibili, ma non necessariamente connesse.

Oltre mezzo milione di persone (542.437) guarda sul televisore una televisione diversa da quella proposta dai broadcaster rilevati e spende in questa attività 103 minuti al giorno, sono persone con un’età media di 41 anni. Le smart tv connesse in banda larga sono gli apparecchi più adatti alla visione non linear delle piattaforme, comprese quelle di Rai e Mediaset in ambito video on demand (vod). Ebbene anche questo ascolto è diminuito rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e non di poco. La visione da Smart tv connettibile in banda larga perde il 6% del proprio ascolto. Nel complesso tutto il comparto di device connettibili (smart tv; set top box; game consolle; pc) perde il 2% e per quanto si tratti di numeri bassi segnala con chiarezza i limiti di un’aspettativa esagerata. Esagerata al punto che anche nelle due ore di prime time commerciale il comparto device connettibili in famiglie con banda larga scende più che nel giorno medio e perde il 2,5% dei propri utilizzatori. È tutto un complesso di cose che fa sì che le persone si siano fermate, la certezza di guerre, rappresaglie, di un futuro incerto e di varie altre preoccupazioni sia sociali che economiche frenano le spese per l’intrattenimento a pagamento. Il pubblico familiare si scompone e una parte delle componenti, di solito la più giovane, va altrove. Per esempio, l’età media di chi si collega al televisore con una consolle che sia o no connessa è di 32 anni. Le consolle offrono sia la possibilità di videogiocare, on line o meno, che la possibilità di accedere all’offerta delle piattaforme. Tuttavia l’attrazione esercitata dai social, il gaming, Twitch, Tik Tok e altro ancora offrono allettanti opportunità per passare il tempo senza il lento seguire di film o di serie televisive.

Comunque l’insieme degli editori misurati da Auditel resiste e registra, come detto, perdite di ascolto basse, intorno all’uno percento. Ha un pubblico, più donne che uomini, che dedica alla televisione oltre trecento minuti al giorno ed ha un’età media che oscilla tra i 56 e i 63 anni; un pubblico, per dirla alla Fiorello non da età delle mele ma da mele cotte, che tuttavia possiede redditi medi sufficienti ad attrarre pubblicità generalista e da mass market, per la quale non serve una profilazione determinata dalle ricerche su Google; un pubblico che vale 8,2 milioni di ascolti nella media dei minuti dell’intera giornata e venti milioni in prima serata.


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