Separatismo, secessione, indipendenza. L’economia alla base dei conflitti regionali

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Oggi dovrebbe procurare allarme all’interno dell’UE il clima di fortissima tensione che si sta vivendo in Spagna. Le destre si stanno scatenando, già ancor prima che il fatto accada. La sola ipotesi della concessione dell’amnistia ai separatisti catalani ha riempito le piazze della nazione iberica. Formalmente le destre hanno molte ragioni. Non è mai esistito uno stato catalano, i confini della Catalogna non sono molto ben definiti, la lingua è una derivazione dallo spagnolo, la bandiera catalana riprende tematiche calcistiche. Ecco che gli autoproclamati “indipendentisti catalani” sono in realtà dei separatisti, che attentano all’unità del paese. Dal punto di vista pratico non ha senso né il separatismo né il nazionalismo (vero) delle destre. Facendo parte, la Spagna e la Catalogna, dell’UE, le posizioni sono superate, ne sanno qualcosa gli irlandesi del nord, non più UE. Potremmo mandare l’on. Salvini a Barcellona, in missione di pace, per proporre l’”Autonomia differenziata”, facendo ottenere così ai catalani la gestione delle tasse, vero obbiettivo dei separatisti.

A metà Ottocento, per analoghi problemi economici, negli USA scoppiò la guerra di secessione. Gli stati del Sud non potevano rinunciare alla risorsa lavoro degli schiavi e si staccarono dagli “Unionisti”. La vittoria di questi ultimi comportò la rovina del Sud e la emigrazione dei neri verso il nord, convinti di ottenere la libertà. In realtà gli uomini di colore lasciarono la “Capanna dello zio Tom” per ritrovarsi dentro i “Ghetti dello zio Sam”. Un politico unionista dell’epoca commentò l’evento con un paragone molto poco elegante: “La schiavitù è come il matrimonio, l’assunzione è come la prostituzione: paghi quando ti giova”.

Proprio gli Usa furono tra i promotori delle idee indipendentiste siciliane del 1943. Si parlò giustamente di Indipendenza in quanto la Sicilia aveva certi requisiti: confini ben definiti, il regno e la bandiera più antichi d’Europa e la lingua siciliana, anch’essa altrettanto antica. Ma appena l’indipendenza non fu negli interessi Usa, ecco che la si bollò di separatismo, declassando la volontà del popolo siciliano. In particolare gli Usa cambiarono idea per aver avuto dagli inglesi anche la Sicilia orientale. Il primo a pagarne le conseguenze fu Canepa, filo britannico, che fu eliminato in un agguato dei carabinieri, come poi Salvatore Giuliano, nella già americana Sicilia occidentale. Oggi per dare rimedio all’”Autonomia differenziata”, che potrebbe far rinascere qualche follia indipendentista, l’on. Salvini ripropone il Ponte. Forse vuole unire fisicamente la Sicilia al nord (esiste l’Italia?) mentre l’”Autonomia differenziata” la dividerà politicamente e definitivamente. Col Ponte si prevede un incremento di emigrazione, dalla Sicilia verso i ghetti del nord.


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