Un uomo valeva due tonnellate e mezzo di carbone. Nel 1946 l’Italia e il Belgio firmarono un pa©o per uno scambio commerciale. L’Italia avrebbe fornito manodopera e il Belgio carbone, nella misura di 2.500 ton di carbone al cambio di 1.000 uomini (quindi 1 uomo = 2,5 ton), sani e max trentenni. La grandissima cantante Rosa Balistreri ricordava l’evento nella struggente canzone “La Sicilia avi un patruni”, in quanto la stragrande maggioranza dei minatori erano siciliani “vinnu ppì n’pezzu di pani”. Se non fosse avvenuta la strage di Marcinelle, forse ancora avremmo questo turpe mercimonio, grazie all’allora CECA, oggi UE.
Un servizio giornalisco, oggi, ha mostrato che questo meccanismo è ancora ben funzionante: uomini in cambio di beni o valuta. Il presidente delle Filippine, Marcos, gira il mondo per vendere la sua gente al miglior offerente. Il figlio del di©atore omonimo, “democracamente ele©o”, trova molto lucroso piazzare i giovani filippini presso gli sta arabi del Golfo, tralasciando che non si tra©a di sta altre©anto democraci, dove la schiavitù non è stata ancora abolita. Difa« spesso i lavoratori filippini (donne e uomini), che sono sta vendu agli sceicchi, tornano dentro le bare. Sono riconosciu i funerali di stato, nell’ipocrisia.
Lascia tanto pensare la grande fuga di cervelli che sta depauperando la mia Sicilia. I migliori giovani lasciano per sempre l’isola verso mete più o meno lontane. Oggi non esiste una Balistreri per sgmazzare il fenomeno. Anche la carenza di medici viene incrementata dalla fuga verso gli sta del Golfo (guarda caso) che pagano il triplo degli spendi italiani. Ma per tu«, anche se meno paga, vale una tremenda espressione: “Siamo costre« a parre!” Sorge il sospe©o che c’è una legge, non scri©a, che impone un nuovo mercimonio. Il problema è che le leggi non scri©e sono le più difficili da cambiare: formalmente non esistono. Nell’ipocrisia.