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L’ombra di un nuovo governo Draghi

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Carlo Calenda dà per finito l’esecutivo Meloni. Appare l’ombra di un nuovo governo Draghi. Calenda stronca come «del tutto inadeguato» per i pessimi risultati il ministero di destra-centro guidato da Giorgia Meloni.
Guarda al futuro, in due occasioni ipotizza la nascita di un esecutivo tecnico. Azzarda a “Cinque minuti” su Rai1: «Credo che occorra arrivare a un governo di larghissima coalizione». All’assemblea nazionale di Azione a Roma profetizza: «Quando il governo non ce la farà più, si farà un governo tecnico». Il segretario di Azione non fa il nome di chi potrebbe succedere come presidente del Consiglio a Meloni ma fu lui a lavorare con successo assieme a Renzi per far giungere Mario Draghi a Palazzo Chigi all’inizio del 2021. Con Draghi il Pil (Prodotto interno lordo) dell’Italia aumentò dell’8,1% nel 2022, con Meloni le stime danno una crescita del reddito nazionale dello 0,9% nel 2023.
L’economista Draghi è corteggiatissimo. È stato un nonno pensionato solo per pochi mesi e ora lavora per scrivere un rapporto sulla competitività della Ue, un compito arrivato dalla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Si tratta di un incarico importante ma a termine, poi l’ex presidente della Bce (Banca centrale europea) ed ex presidente del Consiglio potrebbe dedicarsi ad altri impegni.
Il governo Meloni chiude il suo primo anno di vita tra mille difficoltà: le agitazioni della Cgil e della Uil, le proteste delle opposizioni contro la sua politica economica e sociale, i pochissimi margini di spesa per la legge di Bilancio del 2024, l’alta inflazione causata dalla guerra in Ucraina e in Palestina con i rincari dell’energia. E ancora: il rischio di perdere una parte dei 200 miliardi di euro dei fondi europei per i problemi nel realizzare i progetti del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e di resilienza), la pericolosa navigazione dell’Italia sui mercati finanziari internazionali, perfino la beffa della telefonata alla Meloni di un comico russo spacciatosi per un diplomatico africano. E, infine, c’è il maggiore degli ostacoli: i continui contrasti tra Meloni e gli alleati di governo. Il leghista Salvini e l’azzurro Tajani (assieme a Marina e a Piersilvio Berlusconi) rimproverano la presidente del Consiglio di cancellare i loro cavalli di battaglia elettorali sulle pensioni e sulla riduzione delle tasse. La tensione nella maggioranza di destra-centro sale anche perché si avvicinano le elezioni europee del giugno 2024.
Non solo. Sul governo incombono anche dei guai giudiziari (come nel caso della ministra Santanchè) e dei problemi famigliari della Meloni (hanno causato la separazione con il suo compagno Andrea Giambruno).
L’imprevisto è in agguato. Silvio Berlusconi nel 2011 fu sostituito a Palazzo Chigi da un governo di larghe intese guidato dal tecnico Mario Monti, Giuseppe Conte fu sostituito nel 2021 dal tecnico Draghi. A Montecitorio batte il tam-tam di un esecutivo tecnico di grande coalizione. Appare l’ombra di un nuovo governo Draghi ma circola anche il nome di Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia per un possibile incarico. Un governo tecnico? L’ipotesi è seccamente respinta dalla Meloni con i giornalisti: «Sicuramente non cadrò per un complotto, non succederà quello che è successo ad altri prima di me».
Giorgia Meloni vuole governare per cinque anni. Parlando al Senato dice: grazie «alla fiducia degli italiani» e «al sostegno di una maggioranza politica compatta» governerà l’Italia fino alla fine della legislatura nel 2027. Imprevisti permettendo.

 


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