(Parigi). Arresti, incarcerazioni, procedimenti giudiziari abusivi. Continua il giro di vite del governo turco contro il giornalismo investigativo attraverso decine di procedimenti condotti sotto la copertura della legge sulla “disinformazione”, volta a intimidire i professionisti dell’informazione, in particolare i giornalisti investigativi. Questa legge, entrata in vigore il 18 ottobre 2022, ha introdotto nel Codice penale turco l’articolo 217 paragrafo A/1, che prevede una pena detentiva da uno a tre anni per “diffusione di informazioni false o fuorvianti, contrarie alla sicurezza interna ed esterna del paese e suscettibili di danneggiare la salute pubblica, turbare l’ordine pubblico o diffondere paura o panico tra la popolazione”.
Le ultime vittime della disinformazione governativa in ordine di tempo sono tre importanti giornalisti turchi: Tolga Sardan, Dincer Gokce, Cengiz Erdinc. Un tribunale ha incarcerato Sardan, 55 anni, dopo che l’ufficio del procuratore capo di Istanbul ha aperto un’indagine sulle sue inchieste sul sistema giudiziario e sull’intelligence turca (MIT), secondo il portale di notizie T24, dove lavora. Il Centro governativo per la lotta alla disinformazione, gestito dalla Direzione delle comunicazioni della presidenza, ha dichiarato che l’articolo di Sardan conteneva disinformazione e si basava su un rapporto del MIT inesistente. Un tribunale di Istanbul ha anche vietato l’accesso all’articolo di Sardan sul portale di notizie T24.
“Siamo giornalisti. Facciamo giornalismo.Nient’altro”, ha detto Sardan ai cronisti prima di essere spedito nel carcere di Sincan ad Ankara. Gokce, reporter del canale di opposizione Halk TV, è stato invece rilasciato dietro il rispetto di misure di controllo giudiziario. Le misure comprendono la lettura di due libri sulle “limitazioni della libertà di stampa”, ha dichiarato Gokce durante una trasmissione in diretta su Halk TV giovedì. Cengiz Erdinc, editorialista del portale di notizie kisadalga.net, è stato invece arrestato giovedì su ordine del procuratore capo di Ankara per “diffusione di false informazioni” nella provincia occidentale di Balikesir, ha dichiarato l’agenzia statale Anadolu. “La pressione sui media continua”, ha dichiarato kisadalga.net in un rapporto sulla detenzione di Erdinc.
Tra le altre vittime della legge sulla disinformazione c’è Ahmet Kanbal, reporter dell’agenzia di stampa filo-curda Mezopotamya. È sotto processo per aver scritto un articolo, la sera delle elezioni parlamentari del 14 maggio, sul caso de “L’urna elettorale smarrita numero 1363″, basandosi su rapporti di osservatori di vari partiti politici, e per aver riferito “tardivamente” che era stata poi ritrovata. Il suo processo continuerà il 13 dicembre. Rischia fino a tre anni di carcere. Anche il giornalista Hasan Sivri rischia il carcere. Il suo reato? Il 25 febbraio ha diffuso dei filmati girati in alcune regioni per mostrare l’entità delle distruzioni causate dal terremoto del 6 febbraio. Il giornalista ha sottolineato le minacce rivolte da un ministro agli oppositori, nonché l’assenza di servizi governativi e di soccorso per diversi giorni. Comparirà davanti al Tribunale penale di Ankara il 12 dicembre. Anche tre giornalisti del quotidiano di opposizione BirGun sono stati convocati con l’accusa di “diffusione di informazioni false” e “calunnia e insulto” per due diversi articoli pubblicati all’inizio dell’anno.
Il 30 marzo, i fratelli giornalisti Ali e Ibrahim Imat, responsabili della pagina Facebook La città felice di Osmaniye (Mutlu Sehir Osmaniye), sono stati rilasciati dal carcere di Osmaniye, dove erano detenuti dal 27 febbraio, per aver criticato la gestione del terremoto in questa provincia. In una zona disastrata in cui le autorità pubbliche sono rimaste paralizzate per tre giorni, hanno trascorso 33 giorni dietro le sbarre solo per aver segnalato che “le tende dispiegate nella regione erano inutilmente conservate nei magazzini”. Numerosi giornalisti come Mir Ali Koçer (freelance) e Zülal Kalkandelen (del quotidiano Cumhuriyet) sono ancora sotto inchiesta giudiziaria, vittime dello stesso reato, ovvero “disinformazione”. Il primo per aver trasmesso video e interviste delle città colpite dal terremoto e il secondo per aver scritto della sorte dei bambini sotto protezione statale trovati in un campo controllato da un gruppo religioso (tarikat).
Erol Onderoglu, rappresentante di Reporter senza frontiere (RSF) in Turchia, ha dichiarato a Reuters che l’incarcerazione di Sardan invia un pessimo messaggio a tutti i giornalisti turchi, invitandoli a non fare inchieste sulle autorità pubbliche. Secondo Onderoglu, ad oggi più di 20 giornalisti, per lo più locali, sono stati presi di mira dalla neo-legge sulla disinformazione. Giovedì 2 novembre, ben otto associazioni giornalistiche turche sono scese in piazza per chiedere il rilascio di Sarda. “Si sta cercando di far tacere la stampa con pratiche di censura. Continueremo a denunciare la corruzione nonostante le pressioni e le minacce”, si legge in una dichiarazione congiunta. La battaglia dei giornalisti turchi contro l’ennesimo bavaglio non si ferma.
@marco_cesario