L’Etna è luogo mitologico. Lo definisco “Patrimonio ancestrale dell’Umanità”. In quanto, oltre che Sito riconosciuto dall’Unesco, offre caratteristiche che stimolano a chi lo guarda, anche per la prima volta, un dejà vu, perché rimanda ai luoghi ancestrali dove nacque l’umanità. Il vulcano che sorge dalla foresta è tipico dell’angolo del mondo dove si sono insediati i primi umani. In Africa. Il fascino dell’Etna è riconducibile al nostro passato ancestrale. Con ogni probabilità.
Fino a pochi secoli fa il paesaggio etneo era un paradiso terrestre, con in cima il Mongibello che rende fertili le terre sottostanti. La presenza del “Bosco etneo” è ancora percepibile, sia fisicamente, grazie ai relitti di bosco ancora riscontrabili, che nella memoria. Molti siti e relativa toponomastica si rifanno al bosco etneo, con diverse “VIE DEL BOSCO” in alcuni paesi ed un quartiere di Catania che si chiama “Barriera del Bosco”.
Più che un progetto propongo un sogno: recuperare l’area pedemontana della Città di Catania mediante il recupero del “Bosco etneo”, che è ha perso definitivamente la sua integrità negli anni ’50, quando l’immenso “Bosco di Aci”, luogo di briganti e fuoriusciti, diede spazio alle coltivazioni dei celeberrimi limoneti acesi, che trovarono un terreno fertilissimo a seguito del disboscamento di chilometri di querceti.
Il progetto che ho ideato ripercorre le direttive dell’Agenda Onu 2030, con la possibilità di perseguire quasi tutti i 17 goals che l’Agenda prevede. All’interno dell’idea ambientalista e urbanistica si prevede anche la realizzazione di una pista ciclabile – corridoio ambientale che ricongiunga tutti i tratti di bosco sopravvissuti, diventando il “fil rouge” (e vert) del progetto che prevede anche: divulgazione nelle scuole, graduale ricostituzione del “Bosco etneo”, presidi ambientali, recupero delle ceneri vulcaniche e regimentazione delle piene. Forse esistono donne e uomini di cultura che hanno la capacità di entusiasmarsi a questa idea.