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Le case dei giornalisti a Gaza sono diventate un obiettivo militare per Tsahal: ucciso il fotoreporter Mohammad Moin Ayyas

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(Parigi).  Le case dei giornalisti sono diventate un obiettivo militare prioritario per Tsahal. Prima del 7 ottobre quest’affermazione sarebbe stata definita assurda. Oggi, dopo circa 50 giorni di guerra ed oltre 13.000 morti di cui 5.500 bambini, pochi sono i giornalisti rimasti sul campo a testimoniare gli orrori visto che Israele li sta eliminando uno ad uno con operazioni chirurgiche. I cronisti e fotoreporter palestinesi rischiano di venire liquidati non solo quando escono e girano per documentare i bombardamenti indiscriminati e le azioni militari più brutali dell’esercito israeliano a danno dei civili ma anche quando tornano a casa loro, quando si rifugiano coi familiari, quando cercano una parvenza di vita con i propri cari dopo aver documentato le atrocità quotidiane a Gaza. Non c’è nemmeno più la segretezza del Mossad per farli fuori in maniera discreta, oggi gli si bombarda semplicemente la casa uccidendo anche tutti i familiari. Altro che vittime collaterali, qui siamo di fronte a dei vertici militari che si sono prefissati l’obiettivo di uccidere tutti i giornalisti e fotografi palestinesi che coprono il conflitto. Bombe dunque sulle case di giornalisti, fotoreporter, redattori, cronisti freelance. E’ una vergogna senza nome, una guerra sporca contro l’informazione indipendente che cerca disperatamente di spezzare il muro di gomma di un’élite militare e governativa, quella israeliana, che cerca di silenziare le sorti del popolo palestinese rendendo “invisibile” la guerra ed eliminando come un sicario senza scrupoli tutti i testimoni. Ed i testimoni di eccellenza, operatori dell’informazione insostituibili, professionisti coraggiosi ed unici, sono i giornalisti. Le case dei giornalisti sono diventate dunque un obiettivo militare prioritario per Tsaha che porta avanti il suo programma “giornalisticida”. Vengono infatti colpite e abbattute con precisione chirurgica. Non solo si uccidono i giornalisti ma anche le loro famiglie: non sia mai che uno dei familiari possa recuperare la macchina fotografica del papà o fratello morto sotto le macerie o il laptop della mamma o della sorella giornalista per diffondere gli orrori di Tsahal.

Prima era stata la volta di Assaad Shamlakh,  giornalista freelance, ucciso insieme a nove membri della sua famiglia in un attacco aereo israeliano contro la loro casa a Sheikh Ijlin, un quartiere nel sud della Striscia di Gaza. Poi della giornalista Alaa Taher Al-Hassanat, uccisa in un attacco aereo israeliano insieme a molti membri della sua famiglia. Ora l’agenzia di stampa WAFA ha fatto sapere che il fotoreporter Mohammad Moin Ayyash è stato anch’egli ucciso insieme ad alcuni membri della sua famiglia dopo che i caccia israeliani hanno bombardato la sua casa a Nuseirat. Testimoni oculari, secondo l’agenzia palestinese Wafa, hanno raccontato che i caccia israeliani hanno bombardato due case di proprietà di una famiglia curda nei pressi dell’area di Abu Hosni Street a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, uccidendo tre cittadini e ferendone decine. A nord, decine di civili sono stati uccisi e feriti nei raid israeliani che hanno preso di mira alcune case di cittadini nel campo di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, dove gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato la casa della famiglia Salem, vicino alla moschea Imad Aqel, e la casa della famiglia Hamad.

La situazione per la stampa a Gaza è cosi’ drammatica che anche la presidente del Committee to Protect Journalists, Jodie Ginsberg, ha dovuto alzare la voce e denunciarlo ai microfoni dell’emittente americana CBC News: « Registriamo gli attacchi ai giornalisti da più di trent’anni. Ma questo è il periodo più letale per i giornalisti che coprono i conflitti che io abbia mai documentato». L’ufficio governativo per i media a Gaza ha annunciato che fino ad oggi 60 giornalisti sono stati uccisi dall’inizio delle operazioni del 7 ottobre scorso (ma Il Committee to Protect Journalists, che ha sede a New York, dice che sono 53).  “Il governo di Gaza porge le sue più sentite condoglianze alle famiglie dei giornalisti e a tutti i loro parenti”, si legge nel comunicato. “La serie di crimini sistematici contro i giornalisti durante la guerra sulla Striscia di Gaza conferma che i giornalisti sono uno dei principali obiettivi israeliani, dato che 60 dei nostri colleghi giornalisti sono stati martirizzati, i più recenti dei quali sono stati Sari Mansour e Hassouna Islim”. L’obiettivo d’Israele, si dice, è cercare di mettere a tacere le “voci della verità che denunciano l’occupazione e i suoi continui massacri a Gaza”. L’offensiva israeliana contro Gaza dura da oramai quasi 50 giorni: 13.000 persone, tra cui 5.500 bambini e 3.500 donne hanno perso la vita fino ad oggi. I feriti sono oltre 32.000, di cui il 75% sono bambini e donne.

Il fotoreporter Mohammad Moin Ayyash dunque è stato ucciso con tutta la sua famiglia. L’ennesimo giornalista ucciso da Tsahal. Un altro obiettivo raggiunto dall’esercito israeliano, un altro testimone in meno sulla lista.

@marco_cesario


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