Javier Milei e il crepuscolo della democrazia 

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Evidentemente, non è ancora chiaro ciò che sta avvenendo. Non è ancora chiaro, a troppi, cosa significhino le proteste, violente e ingiustificate, cui stiamo assistendo in Spagna ad opera di un manipolo di fascisti, sobillati e incitati da una destra che, alle nostre latitudini, viene accolta con baci e abbracci da un’altra destra tragicamente ignara di quale dovrebbe essere il ruolo di un paese come l’Italia in Europa e nel mondo. Non è chiaro che non esistono più i cosiddetti “moderati”, che tutto è ormai estremo, esagerato, folle. Non è chiaro che non ci sarà un domani se non avremo il coraggio di chiamare le cose col loro nome, smettendola di imbellettare una falange globale che vuole sovvertire i principî democratici faticosamente conquistati nel dopoguerra.
E veniamo ora a Javier Milei, un misto fra l’Operazione Condor e la Scuola di Chicago, l’anarco-capitalista con la motosega in mano che ha prevalso sul rivale Sergio Massa, in un’Argentina ancora una volta sull’orlo del baratro, promettendo lacrime e sangue, la distruzione dello stato sociale, la dollarizzazione dell’economia e una serie di riforme che finiranno col distruggere quel po’ che è rimasto del tessuto civico di una Nazione purtroppo spesso incapace di dotarsi di una classe dirigente degna di questo nome. Non a caso, questo soggetto, che in tempi normali sarebbe stato derubricato a personaggio folkloristico e che invece per i prossimi quattro anni arrecherà danni enormi dalla Casa Rosada, si è scelto come vice Victoria Villaruel, avvocatessa e sostenitrice della dittatura militare di Videla, a dimostrazione di quale sia il vero volto della reazione planetaria con cui dobbiamo fare i conti. E non a caso, i primi a congratularsi con lui sono stati Elon Musk, il miliardario annoiato che ha trasformato il già non esaltante Twitter in un social infrequentabile, l’ex presidente Trump e il suo degno compare brasiliano Bolsonaro, entrambi artefici, è bene ricordarlo, di due tentativi di golpe nei rispettivi paesi. Ecco, sarebbe opportuno riflettere su quali implicazioni rechi con sé quest’elezione. Se è vero, infatti, che le Presidenziali americane tendono a modificare gli scenari internazionali, è altrettanto vero che sono spesso precedute da segnali eloquenti. Nel 2016 fu la Brexit a far capire dove tirasse il vento, oggi è l’ascesa al potere di una macchietta pericolosa che rischia di trasformarsi in un modello e in un punto di riferimento per altre personalità desiderose di liquidare la democrazia, pur mantenendola formalmente in vita, e instaurare una forma di autoritarismo neanche troppo velata.

Milei incarna, insomma, il peggio del peggio della politica. Populista, eccessivo in tutto, lontano anni luce dagli interessi del popolo, abile nello sfruttare lo sconforto di chi si vede scivolare verso la povertà, demagogico, intenzionato a rinverdire i fasti, detto in senso ironico, del videlismo, privo della benché minima capacità amministrativa e destinato a generare un malcontento che potrebbe persino sfociare in una guerra civile: giusto per sottolinearne alcune caratteristiche. Non solo: siamo al cospetto di una deriva che difficilmente si fermerà al Sud America, finendo col contagiare anche gli Stati Uniti e il Vecchio Continente, il che lascia prefigurare un 2024 da incubo, specie se si considera che saranno chiamati al voto alcuni dei paesi più importanti nello scacchiere mondiale.
Evidentemente, ribadiamo, non è chiaro cosa significhi vedere le sedi di un partito prese d’assalto, l’incitamento alla ribellione contro il governo legittimamente incarica e la pressante richiesta, rivolta alle forze dell’ordine, di schierarsi al fianco di chi non accetta l’esito delle elezioni, il cui rispetto è il caposaldo della democrazia. Evidentemente, a furia di devastare la scuola, non solo in Italia, non avvertiamo più l’eco della Marcia su Roma, del rogo del Parlamento a Berlino, dell’Estado Novo di Salazar, dell’Alzamiento franchista, della paralisi dei camionisti che condusse il Cile nelle grinfie di Pinochet e degli orrori che si consumarono in Argentina fra il ’76 e l’83, coinvolgendo peraltro anche alcuni militari iscritti alla P2. Evidentemente, abbiamo perso di vista quanto siano fragili e bisognose di cura le nostre conquiste. Evidentemente, ci sembra tutto normale ma non lo è.
Confesso che Milei mi fa paura: non tanto per ciò che incarna, trattandosi di un esaltato, soprannominato “el loco” (il pazzo), che potrebbe persino indurci a sorridere, ma per quello che c’è dietro. E allora il sorriso svanisce e cede il posto al tormento.

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