(Parigi). Non succede solo in Turchia con i cronisti turchi o curdi. Anche Israele, in una spirale di violenza contro la stampa senza precedenti, paragona i giornalisti palestinesi a dei terroristi perché avrebbero documentato l’attacco di Hamas del 7 ottobre senza intervenire e partecipando implicitamente. E’ quanto accaduto dopo la pubblicazione del rapporto “Broken Borders: AP & Reuters Pictures of Hamas Atrocities Raise Ethical Questions” da parte del sito HonestReporting – che si descrive come un’associazione senza scopo di lucro focalizzata sul “pregiudizio dei media anti-israeliani”. Il sito, in un suo servizio in rete, parla dei fotoreporter palestinesi freelance che hanno documentato l’attacco di Hamas e suggerisce che i giornalisti fossero in qualche modo complici. “È stato coordinato con Hamas?”, si chiede il rapporto a proposito della copertura dei giornalisti. E poi: “È concepibile supporre che i ‘giornalisti’ siano apparsi per caso la mattina presto al confine senza un precedente coordinamento con i terroristi? O facevano parte del piano?”.
Dopo la pubblicazione del rapporto l’ufficio del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu non ha tardato a reagire: “Questi giornalisti sono complici di crimini contro l’umanità”. Il ministro della Difesa Benny Gantz ha preso la parola facendo affermazioni molto gravi: “i giornalisti che sapevano del massacro e si sono comportati come spettatori inerti dovrebbero essere trattati come terroristi”, ha detto il ministro. Anche Shlomo Karhi, ministro delle comunicazioni, ha fatto eco alle dichiarazioni di Gantz. In un post sui social ha affermato che chiunque abbia taciuto sull’attacco in anticipo dovrebbe essere trattato come un terrorista. Danny Danon, membro del Parlamento israeliano ed ex rappresentante permanente del governo presso le Nazioni Unite, si è spinto molto oltre: l’agenzia di sicurezza interna israeliana, ha detto, “eliminerà tutti i partecipanti al massacro del 7 ottobre”. “I ‘fotoreporter’ che hanno partecipato alla registrazione dell’assalto saranno aggiunti alla lista“. Un’affermazione gravissima, inaudita, che di fatto spiana la strada all’assassinio indiscriminato di giornalisti a Gaza.
Il New York Times, la CNN e altri importanti organi di informazione internazionali hanno respinto con forza le accuse di Israele secondo cui i fotografi freelance di Gaza sarebbero complici degli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Il New York Times in particolare ha liquidato le affermazioni come “false e oltraggiose”. Il giornale americano ha affermato che Yousef Masoud, le cui fotografie di un carro armato israeliano catturato da Hamas sono state utilizzate dal giornale e dall’AP, non sapeva in anticipo dei piani di Hamas. Le sue prime foto quel giorno sono state scattate 90 minuti dopo l’inizio dell’attacco. La Reuters ha utilizzato immagini accreditate a Mohammed Fayq Abu Mostafa e Yasser Qudih, due freelance con cui non aveva alcun rapporto precedente. La prima foto è stata pubblicata più di 45 minuti dopo che Israele aveva dichiarato che gli uomini armati avevano attraversato il confine, ha dichiarato l’agenzia di stampa. Oltre a Masoud, quel giorno AP ha utilizzato foto accreditate a Hassan Eslaiah, Ali Mahmoud e Hatem Ali. Giovedì scorso l’Associated Press e CNN hanno dichiarato che non avrebbero più lavorato con Eslaiah, uno dei fotografi freelance, dopo che HonestReporting aveva pubblicato una foto di Eslaiah baciato da Yahya Sinwar, il leader di Hamas.
Ma nel giro di un giorno dalla pubblicazione, il direttore esecutivo di HonestReporting ha ritrattato incredibilmente, affermando che non c’erano prove a sostegno dell’idea che i giornalisti fossero coinvolti nell’attacco. Ma oramai la frittata era fatta e persino negli USA sono apparsi editoriali incendiari contro i giornalisti palestinesi. Gil Hoffman, ex reporter del Jerusalem Post, ha dichiarato all’Associated Press che si trattava di domande legittime, aggiungendo che “non pretendiamo di essere un’organizzazione giornalistica”. Hoffman, ha sottolineato l’AP, ha detto di credere ai giornalisti che in seguito hanno detto di non aver saputo dell’attacco prima che avvenisse. In una dichiarazione di venerdì mattina, HonestReporting ha affermato di “sostenere le domande legittime che abbiamo posto ai media nel nostro recente articolo”, ma ha condannato gli appelli alla violenza contro “gli operatori dei media in buona fede”.
Nel frattempo, il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) ha avvertito che la retorica aggressiva del governo israeliano potrebbe mettere seriamente in pericolo i giornalisti. Lo ha detto forte e chiaro alla stampa Gypsy Guillén Kaiser, direttore per l’advocacy e le comunicazioni del CPJ: “Prendere di mira i giornalisti con la disinformazione non fa che metterli in pericolo. I tentativi di diffamare, delegittimare e criminalizzare i giornalisti che fanno il loro lavoro sono oltraggiosi e irresponsabili e mettono i giornalisti ulteriormente a rischio”.Secondo il Committee to Protect Journalists, almeno 40 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi finora nel conflitto. Quello che accade in Medio oriente è gravissimo. Oltre ai bombardamenti e all’uccisione indiscriminata di giornalisti sul campo, ora li si accusa anche di essere terroristi al soldo di Hamas, fragilizzando il proprio lavoro sul campo. Un macchina del fango spaventosa contro la stampa indipendente palestinese che sta documentando gli orrori dell’esercito israeliano a Gaza. Di fronte a tale abiura, tale disprezzo per la libertà di stampa, sarebbe necessaria una scorta mediatica per i giornalisti palestinesi.