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Enrico Zucca: un magistrato innamorato della Costituzione 

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Una premessa è d’obbligo: quando parliamo di Enrico Zucca, parliamo davvero di un grande magistrato. Oggi il plenum del CSM, per il ruolo di Procuratore generale  di Genova, gli ha preferito Mario Pinelli, già in carica a Campobasso. Non entriamo nel merito della scelta e non ci permettiamo di fornire un giudizio su questa persona e sul suo operato, non conoscendoli e non volendo mancare di rispetto a nessuno. Ci limitiamo a dire che Enrico Zucca, già PM nel processo Diaz, avrebbe costituito un onore per la Procura di Genova e per chiunque creda nel valore della giustizia. Parliamo, infatti, di un giudice innamorato della Costituzione che quando affrontò il più importante processo che ci sia mai stato contro i vertici della Polizia italiana, sapeva bene a cosa sarebbe andato incontro scegliendo di compiere il proprio dovere fino in fondo e non ebbe remore a schierarsi dalla parte delle ragioni che lo avevano indotto a scegliere la sua professione. Parliamo, dunque, di un Magistrato con la emme maiuscola, che con la sua condotta e la sua caparbietà non si è resto protagonista di alcun atto eroico, limitandosi al contrario ad attuare pienamente i principî cardine della Carta. Potremmo definirlo, mutuando il titolo di un capolavoro di Corrado Stajano, dedicato a Giorgio Ambrosoli, “un eroe normale”.
Credetemi: non c’è nulla di epico in lui. Non è un tipo che si dia arie o che cerchi applausi. È semplicemente un PM rigoroso, che non prende ordini dalla politica e applica le leggi con umanità e saggezza, senza alcun timore reverenziale.
Nel 2018, ad esempio, dichiarò: “L’11 settembre 2001 e il G8 hanno segnato una rottura nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno forzo che abbiamo dimostrato di non saper fare per vicende meno drammatiche”. E ancora, riferendosi al caso Regeni: “I nostri torturatori sono ai vertici della Polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”.
Fu sottoposto ad accuse tremende da parte dei soliti noti e difeso da persone straordinarie come Enrica Bartesaghi, già presidente del Comitato Verità e giustizia per Genova e madre di Sara, una ragazza pacifica e gentile che aveva subito sulla sua pelle lo scempio della Diaz e l’inferno di Bolzaneto.
La sua nomina, pertanto, avrebbe costituito un omaggio alla Procura dove tuttora lavora e un riconoscimento a una carriera esemplare. Evidentemente, sarebbe stato troppo per questa Italia in cui chiunque si sia occupato di Genova al fianco delle vittime ha pagato e continua a pagare un prezzo altissimo, mentre chiunque abbia preferito mettere la testa sotto la sabbia, se non peggio, ha ricevuto onori a non finire.
Del resto, basta guardare come siamo ridotti per renderci conto di quali siano le origini del disastro.
Sapevo già che sarebbe andata così: non mi ha sorpreso. Piuttosto, mi è tornato in mente un aforisma di Leo Longanesi: “In Italia i premi non basta rifiutarli, bisogna non meritarli”. Ed Enrico Zucca, al pari dei suoi amici e collaboratori, non se li è meritati.
Ribadisco, con convinzione, che si tratta di una personalità che ha sempre agito nell’interesse comune, con la schiena dritta e la testa alta. Insomma, non poteva andar bene in questa Italia.
In conclusione, due riflessioni. Un doveroso augurio a Mario Pinelli, certi che si tratti comunque di una figura di alto profilo e che svolgera al meglio il suo nuovo incarico. E il consiglio di dare un’occhiata ai fatti dell’estate del 2001, quando si vuole cercare la matrice di molte delle vicende contemporanee.

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