Chi ha ordinato l’uccisione di Anna Politkovskaja, Jamal Kashoggi, Arshad Sharif, Javier Valdez, Martinez Zogo e di tutti gli altri giornalisti i cui omicidi rimangono impuniti?
In occasione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini commessi contro i giornalisti, oggi, 2 novembre, l’IFJ (International Federation of Journalists) chiede ai governi di tutto il mondo di condannare, indagare e arrestare coloro che uccidono, molestano e intimidiscono i giornalisti. I governi dovrebbero anche emanare una legislazione chiara e applicabile per proteggere la sicurezza dei giornalisti.
Dall’adozione del Piano d’azione delle Nazioni Unite sulla sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità nel 2012, che mirava a creare “un ambiente libero e sicuro per i giornalisti e gli operatori dei media”, oltre 26 risoluzioni sono state adottate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dalla Conferenza Generale dell’UNESCO e dal Consiglio dei Diritti Umani. nonostante Nonostante questo , 68 giornalisti sono stati uccisi nel 2022 e l’IFJ teme che il bilancio delle vittime di quest’anno sarà alto con i conflitti in corso in Ucraina e Israele-Palestina. Basti solo pensare ai numeri, tragici e impressionati, dal 7 ottobre ad oggi ben 31 colleghi e colleghe hanno perso la vita nella striscia di Gaza, in Israele e in Libano, una autentica mattanza, su cui anche Fnsi ha preso una ferma posizione.
I report delle Nazioni Unite dicono, anche, che solo in un caso su dieci di giornalisti assassinati sono oggetto di indagini adeguate. La maggior parte degli assassini continua a godere di una sorta di impunità, come se la vita di chi fa informazione valesse meno, anche nulla, e minacciare, attaccare, uccidere fosse una pratica normale.
Il tema scelto dalle Nazioni Unite contro per il 2023 è proprio “La violenza contro i giornalisti, l’integrità dell elezioni e il ruolo della leadership pubblica”: per questo Ifj esorta gli stati membri ad assumersi le proprie responsabilità e a impegnarsi a combattere l’intimidazione, la discriminazione e la violenza, per porre le basi per un giornalismo sicuro e a impegnarsi a indagare su qualsiasi attacco alla stampa, anche online.
Anche attraverso le voci dei leader sindacali di tutto il mondo deve arrivare, ovunque, la campagna #Endimpunity, perché il silenzio costa vite.