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Dopo i mondiali di calcio del 2034, l’Arabia Saudita piglia anche Expo 2030 

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La candidatura saudita per Expo 2030 era subito partita forte, com’è forte, sempre più forte, il principe della Corona Mohamed bin Salman, che tra un evento e l’altro organizzerà anche i Giochi asiatici invernali (sì, invernali) del 2029.

Ma una vittoria così schiacciante è stata una sorpresa, con Roma finita al terzo posto. La potenza economica saudita (sotto forma di aiuti allo sviluppo) ha procurato voti anche in Africa e in Asia, nonostante la candidatura hi-tech della Corea del Sud.

Ricucito ogni strappo, nel rimescolamento delle relazioni internazionali conseguente alla guerra in Ucraina,  la candidatura di Riad ha trovato tutti d’accordo anche in Occidente, alla faccia della giustizia per il brutale assassinio di Jamal Khashoggi (nella foto).

Il Comitato promotore di Roma 2030 parlava di un’Expo basata su inclusività e diritti. Quelli che mancano del tutto in Arabia Saudita, dove non c’è più un difensore dei diritti umani a piede libero, si prendono condanne durissime solo per un tweet, le famiglie degli attivisti sono spezzate dai divieti di viaggio e, negli ultimi due anni, ci sono state oltre 300 impiccagioni e minorenni al momento del reato rischiano tuttora di essere messi a morte.


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