Mohamed Dihani è stato “costretto” a diventare giornalista per far conoscere al mondo violenze, repressioni e discriminazioni che il popolo saharawi subisce da più di 50 anni da parte del governo del Marocco. E’ stato incarcerato dalla polizia di Rabat quando era poco più di un bambino per aver preso parte ad una protesta studentesca, poi una lunga serie di arresti, pestaggi, violenze che lo hanno costretto a scappare e rifugiarsi in Italia. Da anni non incontra familiari ed amici rimasti nel Sahara occidentale. Ha dedicato la sua vita all’attivismo politico per far conoscere la storia del suo popolo e la lotta per l’indipendenza, illuminando una dele crisi tra le più dimenticate del mondo. Un racconto vibrante che ha rapito i partecipanti alla conferenza – corso di formazione “Denunciare la violazione dei diritti umani nelle aree di crisi” organizzata da Amnesty International con il supporto della Fnsi. Nel corso dell’incontro Anna Meli (presidente del Cospe e vice presidente della Carta di Roma) ha illustrato il quinto rapporto annuale su “Illuminare le periferie” relativo a come i media italiani affrontano le varie tematiche dell’informazione . Ileana Bello e Laura Renzi di Amnesty hanno parlato dell’impegno a difesa dei diritti umani di Amnesty International. Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa, ha ribadito la necessità del diritto dei cittadini ad essere informati e del dovere dei giornalisti ad informare come caposaldo di tutte le libertà democratiche. Ha concluso l’incontro Enzo Nucci, inviato Tg3 e corrispondente per 16 anni dall’Africa per la Rai, che ha parlato della situazione dell’informazione nel continente e del lavoro dei corrispondenti stranieri.