Quando pensiamo alla violenza sulle donne il nostro pensiero va quasi subito alle aggressioni fisiche. Tante volte, però, questi comportamenti partono da lontano e sono preceduti da campanelli d’allarme che non si possono ignorare. Uno di questi è la violenza economica. Più sottile, più subdola e più silenziosa, ma urgente. Da un rapporto condotto da Ipsos e Weword pubblicato in occasione del 25 novembre emergono con chiarezza dati allarmanti: il 49% delle donne intervistate è stata vittima di violenza economica nel corso della sua vita e la percentuale sale al 67% tra chi ha vissuto una separazione o un divorzio. Donne a cui i mariti, i fidanzati o i compagni di vita controllano il conto corrente, o l’uso che fanno del proprio denaro, o a cui viene impedito di lavorare o laurearsi, o- al contrario, che vengono relegate ad un ruolo esclusivamente di cura tra le mura domestiche. Questo fenomeno è ancora sommerso e poco indagato, ma risulta purtroppo molto presente nelle famiglie e nelle coppie italiane, indipendentemente dalla fascia di reddito. I comportamenti maggiormente identificati come campanelli d’allarme sono il controllo finanziario sulle risorse della vittima e sull’uso che ne fa; lo sfruttamento, nella misura in cui vengono sottratti i mezzi economici, o la vittima viene costretta a lavorare più del normale, o le viene impedito di svolgere una professione; e il sabotaggio economico, che si manifesta in varie forme che vanno dall’impedire alla donna di cercare un’occupazione adeguata, al non suddividere equamente il lavoro di cura dei figli. Secondo gli esperti, ancora una volta l’antidoto potrebbe essere solo un’educazione economico- finanziaria fin dai primi anni di scuola, alla quale però va aggiunta la piena attuazione della legge 53/2020, che contiene le disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere, e un’attività di raccolta e monitoraggio di tutti i dati, anche quelli considerati “spia” come l’intestazione o meno di un conto corrente, il regime patrimoniale di comunione o separazione dei beni di una coppia, la condizione occupazionale e la presenza o meno di immobili di proprietà.