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Una speranza dal voto in Campidoglio sulla cittadinanza a Julian Assange

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Con 22 voti a favore su 22 votanti è passata la mozione che invita il Sindaco di Roma ad attribuire la cittadinanza onoraria al fondatore di WikiLeaks.
Non era scontato. Anzi. I dubbi percorrevano l’aula Giulio cesare fino a qualche settimana fa, Infine, è prevalsa l’importante (prefigurante?) unità d’azione tra Partito democratico, 5Stelle, Italia Viva e Sinistra civica ecologista. Un grande risultato, frutto dell’immenso impegno del movimento FreeAssange e -tra le altre- di associazioni come Articolo21 e ReteNoBavaglio.
È già stata depositata la proposta di delibera che dovrebbe chiudere l’iter formale del provvedimento.
Roma si aggiunge, con il suo particolare prestigio, alle numerose municipalità che hanno già riconosciuto la cittadinanza al giornalista australiano, messo sotto accusa per aver esercitato in tutto il suo valore la professione del cronista di inchiesta. Ricordiamo, ad esempio, Reggio Emilia e Napoli.
Il merito di Assange è stato rivoltato nel suo contrario: l’accusatore è divenuto accusato, per crimini che potrebbero comportare una pena di 175 anni di carcere in un penitenziario degli stati Uniti. Questo se le Corti londinesi accettassero la richiesta di estradizione che viene d’oltre oceano.
L’attribuzione della cittadinanza è un segno importante di rottura dell’isolamento e della campagna di discredito che ha accompagnato l’enorme lavoro di controinformazione sui crimini di guerra in Iraq e in Afghanistan. L’omologazione odierna delle e nelle notizie sull’Ucraina o su Gaza ci fa capire perché WikiLeaks doveva morire: le verità scottanti e dannose per il potere non devono essere conosciute.
Di fronte ai drammi di queste ore, che ci inducono a dubitare del genere umano, una luce si è accesa nella Capitale italiana.
Articolo21 ha fatto la sua parte.

 


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