Oggi 16 ottobre 2023 saranno passati sei anni dall’attentato in cui a Malta ha perso la vita Daphne Caruana Galizia. La sua auto è stata f atta saltare in aria. Mancavano pochi minuti alle 15 e quell’assassinio resta una delle più grandi ferite inferte al giornalismo europeo d’inchiesta, alla libertà di espressione, alla professione di tutti i cronisti che seguono la corruzione in molti Paesi Ue. Questo non è stato un delitto in tempo e in luogo di guerra, è avvenuto nel continente apparentemente in pace ma dove ogni giorno si combatte una battaglia complessa e piena di compromessi, segreti, connivenze. Quel posto è l’Europa. Il “sacrificio” di Daphne sarà stato inutile se in ambito Ue non si troveranno e verranno applicate leggi realmente efficaci a tutela dei giornalisti d’inchiesta. Daphne Caruana Galizia a aveva 53 anni ed era una giornalista molto nota e stimata; aveva scritto reportage importanti sulla corruzione nel suo paese, ha lasciato un’eredità grande e delicata nel mondo del giornalismo europeo. Alla sua scomparsa aveva 47 cause per diffamazione in corso e quasi tutte le erano state intentate da politici o sostenitori di politici maltesi. Circa due settimane prima aveva presentato una denuncia alla polizia per aver subito minacce. Quelle denunce e le minacce sono l’ombra nera che ancora resta sul lavoro di tanti giornalisti, impressa con modalità mafiosa dalle organizzazioni criminali e con sfrontata sicurezza da grandi gruppi economici e politici. Il caso italiano prova quanto sia attuale la necessità di tutelare i giornalisti dalle denunce temerarie. La condanna di Roberto Saviano che ha osato criticare la politica sui migranti reclamizzata da Giorgia Meloni, le denunce contro il quotidiano Il Dimani, le minacce di denunce a Report da parte della seconda carica dello Stato, il tentativo di bloccare l’uscita di articoli scomodi da parte di società pubbliche sono la prova che l’assassinio di Daphne Caruana non ha spostato (ancora) l’asse portante nell’ambito delle garanzie verso l’informazione. Articolo 21 sulle querele bavaglio ha avviato da tempo una costante battaglia sia in Italia che accanto ad organismi internazionali come l’Efj. Lunedì è il giorno in cui si farà un bilancio insieme al ricordo della collega maltese uccisa. Nella riunione del lunedì mattina sarà presente Manuel Delia, amico e collega di Daphne, uno dei pochi che dopo la sua morte ha continuato l’attività investigativa, ha seguito l’indagine sul delitto, il processo, le manifestazioni in memoria. Esattamente un anno fa il Tribunale de La Valletta, ha condannato a 40 anni di carcere i fratelli George e Alfred Degiorgio, sicari rei confessi dell’omicidio. Erano stati accusati dal loro complice, Vince Muscat, che, a sua volta, ha patteggiato 15 anni di pena in cambio delle prove contro di loro. I fratelli erano stati ingaggiati da Melvin Theuma, che ha ottenuto il condono tombale su tutti i suoi reati in cambio delle prove che hanno incastrato il presunto mandante, l’imprenditore Yorgen Fenech, arrestato a novembre 2019 mentre tentava la fuga con uno yacht di famiglia. Al momento però non è stato chiarito il legame politico anche più volte si è garantito che l’indagine avrebbe proseguito fino a chiarire ogni aspetto. Anche di questo parleremo con Manuel Delia (nella foto sotto).