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Sergio Staino, un esempio di presenza civile e culturale

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La scomparsa del carissimo e spesso geniale Bobo è una perdita notevole per una sinistra priva ora di una delle sue anime ironiche e critiche, che ne hanno attraversato con l’indimenticabile personaggio salite e discese.

Insegnante e intellettuale intriso di una toscanità corrosiva e brillante, cominciò a lavorare nella rivista Linus e nella gloriosa Unità, di cui divenne via via un elemento chiave fino ad assurgere – pur brevemente- alla direzione dello stesso quotidiano. Le collaborazioni giornalistiche di Sergio Staino, stimato un po’ ovunque, sono state importati anche a Il Messaggero, a l’Espresso, fino al Corriere della sera e Repubblica, o l’Avvenire.

Staino è stato protagonista di programmi televisivi sia sulle reti della Rai sia su quelle di Mediaset: da ‘Va Pensiero a Drive In, e molti altri.

Tuttavia, lettrici e lettori lo ricordano in particolare per il supplemento satirico (de l’Unità) Tango, che prefigurò un modello di informazione liberata da pastoie ed equilibrismi, attraverso il ricorso acuto e spesso geniale all’ironia. Fu padre spirituale di Michele Serra, che ne seguì le orme con il notissimo e fortunato Cuore.

Quella di Bobo era un’ironia malinconica ma intrisa di politicità: una rappresentazione elegante ancorché asprigna di un senso comune diffuso tra militanti spesso smarriti da scelte contraddittorie o incerte dei gruppi dirigenti.

Ci furono momenti di divergenza politica. Ma Sergio Staino è per noi un esempio di presenza civile e culturale, che ci fa capire quanto sia grande il vuoto aperto da una scomparsa preceduta da una lunga malattia.

Siamo vicini ai familiari, nonché a tutte e tutti coloro che ne hanno conosciuto il valore, sognando con le sue strisce un mondo migliore.


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