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Rischi da querele temerarie, rischi per le fonti giornalistiche. Ecco cosa rischiamo tutti

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Alla vigilia dell’ennesimo tentativo di riformare le norme sulla diffamazione a mezzo stampa e di eliminare la pena del carcere per i giornalisti, Articolo 21 ha incontrato alcune delle voci che più si sono fatte sentire finora in merito all’effetto bavaglio dell’attuale regolamentazione del reato di diffamazione. Ad introdurre i lavori Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale dei presidi di Articolo 21, che alla luce dell’ultima proposta portata avanti dalla maggioranza di Governo (primo firmatario Balboni) ha sottolineato come sia “ormai ineludibile una grande manifestazione di piazza che non sia solo dei giornalisti ma della società civile tutta”.
In apertura dei lavori, coordinati da Vincenzo Vita, il parlamentare dei Pd Walter Verini ha ricordato che ci sono testi alternativi a quello della maggioranza e che la legge si può e si deve emendare con la partecipazione e il contributo degli organismi di categoria dei giornalisti. All’incontro era presente anche Sigfrido Ranucci che ha parlato dell’attacco alle fonti, citando il caso Mascetti, l’avvocato che ha presentato ricorso al Tar per “farsi dare le informazioni raccolte per scrivere una nostra inchiesta” . Il direttore di Report ha, peraltro acceso i riflettori sulla cosiddetta ‘questione ambientale'”. Cosa accade ad un giornalista autore di indagini sulla città in cui vive e dove possono verificarsi pressioni degli stressi soggetti di cui scrive? “Se ipotizziamo un contesto che rende meno libero il giornalista, dobbiamo anche ipotizzare che quelle stesse persone che hanno interessi in quella città o contesto siano capaci di condizionare lo svolgersi di una denuncia. E’ possibile ipotizzare un Tribunale terzo? Perché questo è un fatto importante, per avere tutte le tutele”.
Sielke Kelner, dell’Osservatorio Balcani Caucaso e del gruppo Case Italia ha, a sua volta, sottolineato che l’obiettivo è quello di “creare una massa critica perché il tema slapp riguarda non solo i giornalisti ma anche gli attivisti e qualunque cittadino che sia attivo nella partecipazione pubblica. Di qui la necessità di creare una rete transeuropea”. L’avvocato Giulio Vasaturo che da anni rappresenta la Fnsi nei processi e assiste molti giornalisti minacciati da querele temerarie ha nuovamente portato l’attenzione “sul tema delle fonti, vi è da affrontare il tema di come introdurre un nuovo sistema di tutela delle fonti giornalistiche, poiché si sta creando un collante tra forze politiche perché siano sempre più accessibili le fonti dei giornalisti. E poi c’è il nodo delle spese  legali, che è fondamentale per i giornalisti free lance ma pure per coloro che lavorano in testate importanti. se ne sta parlando anche a proposito di Report e questo la dice lunga”. Anche la portavoce di Articolo 21, Elisa Marincola, ha ribadito la necessità di “seguire con la massima attenzione il dibattito sulla tutela delle fonti giornalistiche perché vi sono rischi concreti per la libertà di espressione, specie nelle piccole realtà”. Argomento ripreso da Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana che ha ricordato la presentazione degli emendamenti condivisi da Fnsi e Cnog, ribadendo che l’attuale disegno di legge Balboni “in realtà non può essere emendato per davvero, va riscritto e noi abbiamo presentato un pacchetto di proposte che deve essere recepito in blocco. Tutto o nulla perché tutto è necessario”.


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