Pena di morte in Iran: diritto alla vita e il ruolo e la responsabilità della comunità internazionale

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Il 10 di ottobre è la giornata mondiale contro la pena di morte. La Repubblica Islamica dell’Iran che è nella macabra lista dei paesi dove ancora è in vigore la pena capitale, si trova al secondo posto dopo la Cina, ma se l’elenco non fosse redatto su numeri assoluti, ma messo in relazione con la popolazione, si troverebbe in testa a questo elenco, con un aumento del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra le persone giustiziate ci sono sette manifestanti che avevano preso parte alle proteste scoppiate dopo la morte di Jina Mahsa Amini, la giovane ragazza curda uccisa mentre era in custodia della polizia morale per non aver indossato l’hijab correttamente. Altri 10 manifestanti sono stati condannati a morte e 82 stanno affrontando accuse che comportano condanne alla pena capitale. In questo periodo sono state giustiziate almeno 393 persone per presunte accuse legate alla droga, con un aumento del 94% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.Non solo condanne a morte, ma anche manifestanti uccisi per le strade con colpi sparati dalle forze di sicurezza. L’organizzazione Iran Human Rights ha verificato l’uccisione di 551 manifestanti, tra cui 68 bambini e 49 donne. Inoltre,almeno 22 manifestanti, tra cui quattro bambini e otto donne, sono morti in circostanze sospette. A Zahedan, nel Beluchistan iraniano in un solo giorno sono state uccise 136 persone che erano scese in strada alla fine della preghiera del venerdì.La pena di morte in Iran e il diritto alla vita, è al centro di un convegno internazionale che si terrà il prossimo 10 ottobre a Firenze, presso la sede del Consiglio Regionale in via Cavour. Al convegno organizzato dall’Associazione dei Ricercatori Iraniani in collaborazione con la sezione italiana di Iran Human Rights e la rivista Testimonianze, con il sostegno del Consiglio Regionale della Toscana, prenderanno parte ricercatori ed esponenti politici iraniani, il rappresentante speciale dell’Onu per il monitoraggio della situazione dei diritti umani nella Repubblica Islamica, e rappresentanti del Consiglio Regionale della Toscana e del Consiglio Comunale di Firenze, oltre che Vincenzo Vita, in rappresentanza dell’Articolo21. Il convegno in mattinata sarà in lingua farsi e a partire dalle ore 15 in italiano ed inglese. Al Convegno si parlerà anche dell’accordo firmato lo scorso 15 marzo dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) e la Repubblica Islamica. Il programma di collaborazione della durata di 3 anni dovrebbe servire a rafforzare la cooperazione tra l’UNOCD e l’Iran in materia di droga, criminalità̀, giustizia penale internazionale, corruzione e mezzi di sussistenza alternativi, promuovendo gli standard delle Nazioni Unite e le migliori pratiche internazionali. Le linee guida dell’UNODC sulla protezione dei diritti umani nei Paesi in cui vengono forniti aiuti per i programmi antidroga riconoscono esplicitamente i legami tra politica internazionale di finanziamento e questione delle esecuzioni e raccomandano la revoca del sostegno in assenza di cambiamenti in questo campo. Sebbene sia evidente la necessità di una cooperazione internazionale in materia di lotta al narcotraffico, questa deve essere proporzionata al diritto alla vita e al rispetto dei diritti umani. Al governo italiano, e agli altri governi che finanziano questa collaborazione con l’Iran in qualità di membri del “Mini Gruppo di Dublino” dell’UNODC, bisogna chiedere: in che misura l’Italia e la comunità̀ internazionale e le agenzie delle Nazioni Unite si stanno adoperando per imporre all’Iran se non l’abolizione della pena di morte e delle punizioni corporali, almeno la loro drastica riduzione? In che modo l’Italia e la comunità̀ internazionale e l’UNODC pensano di risolvere le contraddizioni tra la cooperazione con il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Pasdaran) e il regime iraniano con il fatto che i Pasdaran sono spesso complici della criminalità organizzata internazionale e coinvolti nel traffico di droga? In che modo l’Italia e la comunità̀ internazionale e l’UNODC si stanno occupando dell’aumento del numero di arresti, detenzioni, torture e maltrattamenti e dei processi iniqui per i manifestanti nell’ultimo anno?
Qual è il ruolo e la responsabilità̀ della comunità̀ internazionale quando uno Stato, come la Repubblica Islamica dell’Iran, non solo non garantisce sicurezza ai propri cittadini, ma avvelena, mutila, uccide e giustizia il suo popolo?


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