Meloni e Macron cercano l’intesa. Provano a voltare pagina dopo i durissimi scontri sui migranti, le offese, la pericolosa deriva verso quasi la rottura delle relazioni diplomatiche tra Francia e Italia.
Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si incontrano a sorpresa a Roma, oltre un’ora di faccia a faccia. È la seconda tappa di riconciliazione dopo il colloquio a Parigi dello scorso giugno. La presidente del Consiglio italiana e il presidente della Repubblica francese si stringono la mano per sottolineare una consonanza d’intenti davanti ai giornalisti, telecineoperatori e fotografi. Sono due i temi bollenti sui quali raggiungere un accordo da far pesare sui tavoli dell’Unione europea: i migranti provenienti dall’Africa e la revisione del Patto di stabilità per l’euro. Un comunicato stampa di Palazzo Chigi parla di «un lungo e cordiale incontro con il Presidente della Repubblica francese». L’Eliseo è più prudente: i due leader «hanno proseguito i loro scambi di vedute sulla necessità di trovare una soluzione europea alla questione migratoria».
Ancora non c’è l’intesa ma delle convergenze sì. Meloni e Macron hanno una doppia sintonia d’interessi nel trovare una intesa sia in politica estera sia in politica interna. Il massiccio flusso di migranti che attraversa il Mediterraneo sbarcando soprattutto in Italia è un enorme problema per entrambi i paesi. C’è da costruire e far passare a Bruxelles un piano per aiutare lo sviluppo dei paesi africani e per controllare le coste dalle quali partono le navi di migranti. In particolare c’è da convincere la Germania nel far decollare l’accordo già sottoscritto con la Tunisia. C’è poi il rebus della riforma del patto di stabilità per l’euro: anche in questo caso il problema è premere sul cancelliere tedesco Olaf Scholz per ridurre i parametri di rigore finanziario davanti al rallentamento delle economie europee (Italia e Francia devono ricorrere a un più forte deficit pubblico per affrontare spese e investimenti).
Meloni e Macron cercano l’intesa anche per ragioni di politica interna. Il prossimo giugno ci saranno le elezioni europee ed entrambi sono in allarme. Matteo Salvini, l’alleato competitore di Meloni, suona sempre di più le trombe populiste e sovraniste a caccia di voti. Nel mirino ha i migranti e le “imposizioni” di rigore finanziario della Ue all’Italia. Il segretario della Lega, vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture sempre di più marcia verso l’estrema destra. Al raduno leghista di Pontida, tra qualche mal di pancia di una parte del Carroccio, ha formalizzato una alleanza con Marine Le Pen, la leader dell’estrema destra francese, grande antagonista di Macron.
Le elezioni di giugno sono cruciali non solo per il destino della traballante Unione europea, scossa dalla crisi economica e dalla guerra in Ucraina. Il voto per l’Europarlamento è decisivo anche per le sorti di Meloni e Salvini in Italia e di Macron e Le Pen in Francia. Meloni e Macron hanno la necessità di costruire una solida intesa, pur amandosi poco, per far muro contro l’asse Salvini-Le Pen. In più hanno il problema di avere una storia politica diversa alle spalle: Meloni è di destra, è alle prese con la trasformazione di Fratelli d’Italia in una forza pienamente democratica; Macron è un centrista di matrice tecnocratica.