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Medio Oriente, chiese protestanti: «Cessate il fuoco, aprire corridoi umanitari»

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Il documento su Israele e Palestina approvato sabato 21 ottobre, dall’Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Qui di seguito il documento su Israele e Palestina approvato dall’Assemblea della Fcei, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia:

«Ancora una volta in Medio Oriente scoppiano scontri armati che in pochi giorni hanno causato migliaia di vittime israeliane e palestinesi.

Il brutale attacco terroristico di Hamas contro obiettivi civili israeliani del 7 ottobre scorso ha infatti provocato la prevedibile e forse calcolata reazione di Israele che, a sua volta, ha colpito civili palestinesi. Questi eventi hanno mostrato la disumanizzazione del prossimo, che porta alla comprensione dell’altro come nemico da distruggere.

Ancora una volta si è così innescata una spirale di odio e di violenza che ha come prime vittime civili impauriti e talora indifesi, come le migliaia di persone che speravano di trovare rifugio nell’ospedale “Al Ahli Arab Hospital” di Gaza e che, invece, sono diventate bersaglio di un’azione militare le cui responsabilità sono ancora da accertare.

La Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), con il pensiero rivolto alle vittime di questa tragica escalation militare, incoraggia le chiese a pregare per una giusta pace in Medio Oriente, costruita sui pilastri della giustizia, della sicurezza e dei diritti umani per tutti i popoli della regione.

Associandosi agli organismi ecumenici, a iniziare dal Consiglio Ecumenico della Chiese (Cec), per parte sua chiede al governo italiano di adoperarsi per favorire il cessate il fuoco da tutte e due le parti e, nell’immediato, per l’apertura di corridoi umanitari che consentano alla popolazione civile di raggiungere luoghi sicuri e protetti.

Esprime la propria costernazione per la popolazione civile di Gaza che viene indiscriminatamente colpita da questa escalation, contro la Convenzione di Ginevra, e chiede che vengano garantiti canali umanitari per l’approvvigionamento alimentare, il soccorso e la cura dei feriti.

Esecrando la strategia terroristica di Hamas e di altre sigle del fondamentalismo islamista, prende positivamente atto delle posizioni assunte dalle principali associazioni dei musulmani in Italia e auspica la creazione di un ampio fronte ecumenico e interreligioso, capace di opporsi con tutte le sue forze all’uso blasfemo del nome di Dio per giustificare guerre, violenze e atti terroristici.

Denuncia la violenza dell’antisemitismo che, talvolta, coperto da argomentazioni politiche, continua a colpire anche in Europa.

Al tempo stesso respinge l’idea, falsa e strumentale, che i terroristi di Hamas rappresentino il popolo palestinese o siano genuina espressione dell’Islam. Come ogni fondamentalismo politico-religioso, anche quello di Hamas è un’ideologia estremista avversata da milioni di musulmani, nel mondo arabo come altrove.

Nella convinzione che non ci sarà mai pace senza giustizia e sicurezza sia per gli israeliani che per i palestinesi, incoraggia le chiese a partecipare a manifestazioni e movimenti che si impegnino in questa direzione inclusiva, capace di comprendere le ragioni, le differenze e la disperazione degli uni come degli altri.

Nei limiti delle sue possibilità e facendo tesoro delle iniziative in passato realizzate – come, ad esempio, il sostegno, sia in Palestina sia in Israele, a progetti umanitari, sanitari ed educativi oppure la promozione dell’incontro e del dialogo tra israeliani e palestinesi tramite i programmi Semi di pace e Fiori di pace – si impegna a sostenere azioni ecumeniche, interreligiose e internazionali che vadano in questa direzione.

Raccogliendo l’appello di quegli israeliani e di quei palestinesi e di quanti in tutto il mondo oggi invocano la pace, invita alla preghiera e all’impegno perché, in un tempo così buio, non si smarrisca l’obiettivo di una soluzione pacifica di questo troppo lungo conflitto, che comprenda la creazione di un vero stato palestinese, da una parte, e la sicurezza dello stato israeliano, dall’altra, in un Medio Oriente pacificato e riconciliato.

Questa visione, che negli Anni ’90 del secolo scorso sembrò poter diventare un sostenibile progetto politico, oggi appare una fantasia fuori tempo e contraria a ogni logica militare, anche per la non incisività della comunità internazionale e delle Nazioni Unite e talora per il disinteresse di chi avrebbe potuto interloquire con le parti in conflitto. Eppure, come credenti, ci sembra ancora possibile imboccare le strade di pace e giustizia indicate da tante profezie, che proprio in queste terre sono state annunciate al mondo».


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