E anche questa volta torna quella stessa sensazione di aver perso, di aver dovuto cedere un pezzo di diritto all’informazione. Oppure di essersi persi qualcosa. La traccia porta in Slovacchia, dove le elezioni che si sono tenute nei giorni scorsi hanno visto come vincitore Robert Fico. Il partito che rappresenta, lo Smer-Ds, ha ottenuto il 23 per cento dei consensi. Ciò rende possibile che Fico possa diventare per la quarta volta da premier. In questi giorni le cronache europee lo hanno descritto soprattutto come un simpatizzante di Putin, contrario all’invio di armi in Ucraina, il Paese che si sta difendendo dall’aggressione russa. Eppure Robert Fico in un passato non troppo lontano fu contestato con cortei in piazza. Era il 2018: molti cittadini protestarono dopo l’omicidio del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata, avvenuto per via delle inchieste sui rapporti tra la politica di governo slovacco e la ‘ndrangheta calabrese.
Il giornalista 27enne, prima di essere assassinato a colpi d’arma da fuoco insieme alla sua compagna, stava lavorando a un’inchiesta su presunti rapporti tra imprenditori italiani legati alla ‘ndrangheta e politici slovacchi. Un lavoro pubblicato dopo l’agguato e comunque incompleto. Mancavano quei tasselli che Jan non fece in tempo a mettere in fila. La principale pista investigativa della polizia slovacca sull’omicidio di Kuciak aveva portato a Bova Marina, nel Reggino, da dove diversi elementi legati alla ‘ndrangheta partirono anni fa verso l’est Europa. La polizia aveva arrestato sette cittadini italiani che il giovane cronista accusava di avere rapporti con la ‘ndrangheta e di gestire milioni di euro di fondi comunitari. Accuse mosse allora contro l’imprenditore Antonino Vadalà, il fratello Bruno, il cugino Pietro Catroppa, nonché Sebastiano Vadalà e Antonio e Diego Roda. A far partire l’inchiesta del cronista era stata la posizione di Antonino Vadalà che, tra le varie attività svolte, operava nel settore del fotovoltaico. L’imprenditore, secondo Kuciak, aveva intrapreso rapporti poco chiari con Maria Troskova, primo consigliere di Stato di Fico. Alla fine, tutte e sette le persone arrestate, furono rilasciate per mancanza di prove.
Una storia che oggi sembra caduta nel dimenticatoio e che rappresenta un’ombra non tanto e non solo sull’esito elettorale, quanto sulla condizione dell’informazione in Europa e sulla sicurezza dei giornalisti.
“Il suo ultimo governo era pieno di corruzione e il suo partito è per vari aspetti coinvolto nell’omicidio di Kuciak – ha detto ad Euronews Jaromir Novak, corrispondente a Bruxelles dell’agenzia di stampa slovacca Tasr, commentando l’esito delle elezioni nel Paese e i voti raccolti da Robert Fico – Almeno 40 persone del suo entourage di allora, dagli agenti di polizia, ai servizi segreti, agli oligarchi, sono stati in carcere o hanno avuto problemi con la giustizia. Ovviamente Fico vuole proteggere se stesso e i suoi alleati”.
(Nella foto Jan Kuciak)