La sua vita, il suo pensiero sono la dimostrazione di come nell’uomo possano e debbano convivere spiritualità, laicità, materialismo, umanesimo, religione con un unico obiettivo, la conoscenza. È questa la vera finalità dell’ “uomo nuovo” fondato da Cristo.
Queste parole rappresentano la sintesi dell’incontro che si è svolto in una parrocchia d’Iglesias per ricordare padre Ernesto Balducci e discutere del suo libro postumo, ‘L’Altro’, costruito sui testi di sue conversazioni tenute a Roma tra febbraio e marzo del ‘92, poche settimane prima che perdesse la vita in un terribile incidente stradale. Organizzato dal parroco don Roberto Sciolla, mi sono confrontato con lo storico Nico Grillo.
Salone parrocchiale affollato, una lezione per quanti credono e predicano che la riflessione, la partecipazione, il confronto non servano più, neppure per riproporre i temi cari a quel grande intellettuale il cui pensiero si dimostra di una straordinaria attualità.
Innanzi tutto sull’assoluta necessità per l’uomo contemporaneo di favorire l’incontro con l’altro, quello esterno a noi ed anche quello interno a noi stessi. Se non si uscirà dalla logica dell’io occidentale che crede di dover imporre agli altri popoli del mondo civiltà, religione, costumi, l’umanità andrà incontro ad un progressivo tramonto, tanto più pericoloso in quest’epoca nella quale i conflitti, la minaccia del ricorso alle bombe nucleari vengono usati per intimorire e per alimentare distanze invece che favorire gli incontri.
Padre Balducci non ne fece una tesi ideologica. Ricorrendo alle opere di filosofi, teologi, storici ha voluto dimostrare come solo la conoscenza dell’Altro potrà salvarci. Ha ricordato le spaventose stragi di indios (tra i 60 e 70 mila morti) commesse dai conquistadores spagnoli e portoghesi sbandierando la missione di battezzare che invece nascondeva l’avidità per l’oro, ha ricordato quali nefaste conseguenze hanno prodotto le colonizzazioni in Africa da parte degli stati imperialisti europei. Ha preconizzato, oltre 30 anni fa, quel che sarebbe accaduto nelle repubbliche dell’est europeo dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la progressiva perdita di credibilità e possibilità di azione dell’ONU, depotenziata sistematicamente dagli Usa e dall’Unione Europea, ha previsto quel che è accaduto e continua ad accadere con la creazione e – oggi – l’espansione di un’Europa militarizzata nella Nato nonostante lo smantellamento del Patto di Varsavia.
Quindi anche un modo nuovo di vivere la religione ritornando al Vangelo, con un’umanizzazione che oggi trova il massimo rappresentante in Papa Francesco, figura che in alcune parti dei suoi scritti Ernesto Balducci sembrava ipotizzare.
Umanizzazione che dovrebbe essere la strada da seguire obbligatoriamente per salvarci.
Il fatto che sia stata ancora una volta una comunità religiosa a proporre un incontro su temi così complessi e affascinanti potrebbe o dovrebbe servire da stimolo anche ad altre organizzazioni – politiche o sociali – per dimenticare slogan, corsa al potere, ricerca di spazi televisivi per riproporre modelli culturali che vengono definiti desueti, ma che si dimostrano ancora molto efficaci.
Come facciamo noi di Articolo 21, come si faceva nel gruppo dei giornalisti di Fiesole che ebbero la fortuna di incontrare Padre Balducci in una serata indimenticabile.
In altre parole non basta più ipotizzare un futuro che sia la semplice continuazione del presente, ma diventa sempre più urgente far ricorso ad una capacità creativa che ci dia la possibilità di ipotizzare e costruire un nuovo modo di vivere la vita. Padre Balducci ha avuto la saggezza e il coraggio di citare come esempi Gandhi e il buddismo. Per i cristiani solo l’uomo nuovo voluto da Cristo e insegnato nel Vangelo potrà indicare la strada per costruire invece di un futurum, esclusiva continuazione del presente, il tempo dell’adventum, in un rapporto diverso anche con la matura perché, concludo con Balducci, “Il futuro ci sarà solo se lo avremo creato”.