Nella storia della Rai non si era mai visto un governo, come ha fatto quello di destra destra capitanato da Giorgia Meloni, impadronirsi totalmente del servizio pubblico, neanche durante il ventennio berlusconiano, questo vale sia per le reti che per i telegiornali, dimostrando, se ce ne fosse stato bisogno, che l’azienda è in mano ad uno dei peggiori consigli di amministrazione mai visti con tanto di inutile presidenza. Da quando se ne è andato Riccardo Laganà, l’unico che lavorava in difesa dell’azienda dalla politica, non sappiamo più che cosa accade al settimo piano di viale Mazzini quando i consiglieri si riuniscono. L’arrivo dei palinsesti autunnali hanno portato conduttori e conduttrici imposti dalla maggioranza (come era avvenuto qualche mese prima con la nomina dei nuovi direttori), e programmi di scarsa qualità, mal copiati da quelli precedenti che non sono stati confermati. Dalla scorsa estate, il telespettatore ha cominciato a dare segnali di poco gradimento, infatti Mediaset, come dato medio tra reti generaliste e canali tematici, ha superato la Rai in prima serata e nelle ventiquattro ore, ciò non accadeva da dieci anni. Il trend sta continuando con i nuovi programmi del palinsesto autunno-primavera, al momento tutti bocciati compresi i loro conduttori, tra questi: Nunzia De Girolamo, Pino Insegno, Caterina Balivo, Roberto Inciocchi, Annalisa Buchi. Chi invece ha lasciato la Rai anticipando la “mutazione”, evitando così un eventuale anno di “malessere da persecuzione politica” (vedi Salvini nei confronti di Fazio): Massimo Gramellini alla tv di Cairo, La7, o come il duo di Che tempo che fa Fazio e Littizzetto al canale Nove, portandosi dietro il loro pubblico a scapito degli ascolti della Rai. Lo sbarco di Che tempo che fa sul canale di Discovery-Warner merita un po’ di attenzione, oltre a confermare l’ascolto della scorsa stagione (l’ultima puntata in onda sul Nove ha sfiorato il 12% di share, secondo programma in prima serata battuto solo dalla fiction di Rai1), ha acceso il Canale, il pubblico lo ha scoperto e lo sta frequentando, Crozza, leader degli ascolti prima dell’arrivo di Fazio è passato dal 5% a oltre il 7%, così anche per altri programmi. Per la Rai significa che nel medio periodo vi sarà un’ulteriore perdita di pubblicità a favore delle tv commerciali. In questi giorni il cda ha approvato la semestrale ipotizzando a fine anno una chiusura a pareggio del bilancio ma al momento l’indebitamento è di 615-620 milioni di euro. Questo governo di destra destra ha come obiettivo la demolizione di Rai3, la rete che negli anni di dominio di Sua Emittenza ha resistito all’occupazione di Mediaset, con un gruppo indipendente dalla politica che ha proseguito lo straordinario lavoro fatto da Angelo Guglielmi, lottando contro l’editto bulgaro e riportando in onda Enzo Biagi, alla vigilia degli ottantasette anni, dopo cinque anni di esilio. La rete che allora risultava la terza negli ascolti tra le sette generaliste e più volte la seconda e con le quattro puntate di “Vieni via con me” del duo Fazio e Saviano la più vista con uno share medio di circa il 30% e dieci milioni di telespettatori a puntata, in onda nonostante l’ostracismo del direttore generale Mauro Masi messo da Berlusconi a capo della Rai. Rai3 faceva la differenza, con i suoi ascolti portava la vittoria della Rai su Mediaset, demolirla significa anche fare un favore alla concorrenza, in particolare alla tv della famiglia Berlusconi, contemporaneamente impoverire il servizio pubblico. Nonostante tutto ancora oggi a far la differenza, sia per gli ascolti che per la qualità, sono i programmi che erano presenti nel vecchio palinsesto di Rai3: “Il cavallo e la torre”, “Report”, “Blob”, “Chi l’ha visto?”, “Geo”, “Presa diretta” , Kilimangiaro.