Ringrazio Articolo 21 per aver deciso di convocare al Pantheon tutti coloro che credono nella libertà di stampa e nella lotta ad ogni forma di bavaglio.
E per averlo fatto il 7 novembre, in concomitanza con l’audizione in Commissione di Vigilanza di Sigfrido Ranucci. Una convocazione decisa a colpi di maggioranza, e che appare una clava usata contro il giornalismo d’inchiesta. Cosa mai dovrebbe dire Ranucci ai Commissari? Rivelare le fonti? Illustrare i documenti sui quali sono costruite le inchieste? Basterebbe ricordare le sentenze della Corte europea dei Diritti Umani che ribadiscono la loro tutela come elemento imprescindibile del diritto dei cittadini a essere informati.
Ma è evidente che anche chi ha chiesto questa audizione sa che non produrrà risultati. Per questo è chiaro che suona più come un messaggio, come un bavaglio a tutti coloro che vogliono continuare a fare inchieste.
Del resto, non è l’unico caso nel quale qualche parlamentare ha pensato di usare la Commissione di Vigilanza contro il diritto di critica.
Ormai sono sempre più frequenti le convocazioni irrituali e le interrogazioni strampalate.
Di recente, nel mirino è finito anche un sindacalista di Rainews24.
Per questo, va ribadito che si tratta da una parte di tentativi di bavaglio, e dall’altra di tentativi di distrazione di massa per evitare che si parli del merito delle inchieste e delle denunce sindacali sulle condizioni di libertà e di lavoro nelle redazioni.
Ma non cadremo in questa trappola. Non ci faremo distrarre. Non ci faremo intimorire. Non ci faremo intimidire.
Continueremo a essere dalla parte del giornalismo di inchiesta. Dalla parte delle redazioni. Dalla parte del diritto dei cittadini a essere informati.
Ecco perché è necessario martedì 7 essere al Pantheon.