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Cosa resta di quel 3 ottobre 2013. Il peso delle parole sbagliate, riflessioni nella riunione di Articolo 21

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Voci e riflessioni sulle migrazioni e la loro narrazione prevalente, sugli errori e le mistificazioni, sull’uso di parole sbagliate e le falsità che vengono immesse nel sistema informativo. Di questo si è parlato nella riunione del 2 ottobre di Articolo 21 con il contributo fondamentale, tra gli altri, di Giusi Nicolini e Valerio Cataldi a dieci anni dal gravissimo naufragio di profughi del 3 ottobre 2013, la più grande tragedia del Mediterraneo dove morirono 368 persone.
“La riunione di oggi vorrei diventasse anche il rinnovamento dell’impegno di lotta anche verso chi viola la deontologia professionale nell’uso delle parole e a tal proposito va sottolineato lo straordinario lavoro della Carta di Roma“, ha detto all’inizio dell’incontro Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale dei presidi di Articolo 21.
“Siamo alla vigilia del 3 ottobre, domani ci sarà la marcia verso la porta d’Europa in un clima un po’ sottotono, solo 200 ragazzi sono arrivati sull’isola da tutta Europa, credo per la scarsità di fondi messi a disposizione; d’altro canto un Governo che ha velatamente alimentato la  guerra contro i migranti non può incentivare questo tipo di iniziative. – ha sottolineato Giusi Nicolini, già sindaco di Lampedusa – Questa è una giornata in cui tornano molti dei sopravvissuti, Anche ciò va ricordato. Stiamo vivendo un clima brutto, pericoloso non solo contro i migranti. In giornate come queste non riesco a disgiungere la carica emotiva dalla lucidità che dobbiamo mantenere”. Giusi Nicolini ha ricordato la difficoltà per un’isola così piccola di gestire quei giorni di 10 anni fa, quando si ebbe la necessità di dover gestire un numero così grande di corpi. “Quella giornata ha segnato le nostre vite – ha detto Nicolini –  e però ripenso a questi dieci anni, in questi dieci anni si sono avvicendati anche governi progressisti che hanno provocato grande delusione dentro di noi, l’accordo Italia Libia è stato una macchia indelebile dentro di noi, si è legittimato il respingimento in mare, l’accordo con i criminali della Libia, è iniziata allora la guerra alle Ong, veniamo a questi giorni quando , a settembre, c’è stata l’ondata che peraltro era del tutto prevedibile. Quando penso a queste cose oppure alla taglia da estorcere dai migranti provenienti da Paesi cosiddetti sicuri mi chiedo a che cosa sono serviti questi 368 morti e quell’ondata di emotività e di dolore che ha investito non solo Lampedusa il 3 ottobre di dieci anni fa. Credo che dobbiamo rispondere con l’uso delle parole, con l’impegno. Il tema dei migranti viene usato per distrarre l’opinione pubblica dagli altri temi Noi dobbiamo essere chiamati a smantellare questa narrazione sulle Ong e sullo scontro con la Germania. Per esempio sulle Ong tedesche finanziate dallo Stato, che sarebbero in realtà una sola. La realtà è diversa da come viene rappresentata. La Giornata della memoria continua ad essere una giornata di lotta e di impegno, spero domani di poter incontrare gli altri sopravvissuti”.

Nel suo intervento Valerio Cataldi, uno di quelli che hanno raccontato quei giorni nonché Presidente dell’associazione Carta di Roma, che ha dato il nome alla carta deontologica che obbligherebbe i giornalisti alla narrazione con un linguaggio appropriato e non fuorviante, ha sottolineato come “quella volta la morte in mare l’abbiamo vista in faccia, ne abbiamo sentito l’odore che ha accompagnato quei giorni, in quel momento con Giusi nacque l’idea della giornata della memoria che poi è diventata legge per celebrare, evidentemente, tutte le tragedie del mare. Il problema – ha aggiunto –  è che noi giornalisti usiamo male le parole per raccontare ciò che accade a Lampedusa e nel Mediterraneo. Non può essere usata Lampedusa per una sola narrazione su tutto ciò che accade ovunque, parlare di ondata, di sbarchi senza fine, di flusso senza sosta… sono luoghi comuni che però dipingono male ciò che accade, poiché ciò che accade a Lampedusa non può essere spalmato su ciò che accade nel territorio nazionale”.

 


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