Chi fugge e si reca senza documenti in un altro paese non è un clandestino. E’ semplicemente una persona che non aveva altra scelta che non quella di abbandonare dove viveva per tante ragioni, da quelle economiche a quelle socio politiche. Se non costretti alla fuga, perchè rischiare la propria vita e in molti casi quella dei propri cari. Nessuno lascerebbe una vita più o meno tranquilla, affrontando rischi incalcolabili, per rifugiarsi in un altro paese quando le prospettive non sono chiare. Chi fugge non ha un passaporto con il quale può chiedere facilmente un visto e soprattutto ottenerlo.
Dell’emigrazione definita clandestina non so molto, ma ho sentito molte storie di chi per ragioni politiche è stato costretto ad abbandonare il proprio paese. Per esempio, chi ha lasciato la Repubblica Islamica dell’Iran. Negli ultimi 12 mesi stando ai dati ufficiali, almeno 22 mila persone che avevano preso parte alle proteste esplose dopo la morte di Mahsa Jima Amini, la ragazza curda uccisa mentre si trovava in custodia della “Polizia Morale”, perchè non indossava correttamente il velo imposto dal regime. Molti sono stati rilasciati in attesa di giudizio e costretti a fuggire all’estero, senza documenti, per non essere condannati a diversi anni di carcere o essere addirittura impiccati, come è successo per 7 di loro.
E’ più che ovvio che un dissidente non abbia un passaporto per lasciare il proprio paese legalmente. Ancor più ovvio è che se avesse anche un passaporto, si vedrebbe, in gran parte dei casi, rifiutare il visto da un paese più o meno democratico dove rifugiarsi. L’unica via è quella di affidare la propria vita a trafficanti di essere umani, nella speranza di poter vivere senza il terrore di finire in carcere o peggio ancora sulla forca. Negli ultimi mesi però queste donne e questi uomini sono diventati oggetto di battaglie elettorali tra i partiti in molti paesi europei. Esponenti politici di governo o dell’opposizione che cercano di presentarli come “minacce” alla sicurezza economica dei propri cittadini.