C’è il rischio che si arrivi a una vera e propria catastrofe umanitaria

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Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime grande dolore e preoccupazione per la ripresa della guerra in Medio Oriente combattuta tra Israele e Palestina per questioni che affondano le radici nel passato e che sono legate alle rivendicazioni della terra da parte di entrambi i popoli.

Il nuovo conflitto scoppiato una settimana fa ha già trascinato alla morte quasi 3 mila persone e ha determinato una vera e propria emergenza umanitaria. Sono oltre un milione gli sfollati, almeno 250 gli ostaggi stranieri di Hamas (l’organizzazione politico-militare fondata durante la prima Intifada nel 2007 e che governa nella Striscia di Gaza) e 524 i palestinesi arrestati da Israele.

A ciò si aggiunge tutto l’orrore di un ospedale e di una scuola bombardati senza pietà. Lo scenario è apocalittico in queste ore sulla martoriata Striscia di Gaza: ambulanze e auto private che trasportano continuamente feriti a causa dei forti bombardamenti, il valico di Rafah fra Egitto e Gaza completamente devastato, acqua, cibi, medicinali, carburante e elettricità che iniziano a scarseggiare.

C’ è anche da considerare che il 40% degli abitanti della Striscia di Gaza, lunga 40 km e larga 9 con poco più di 2 milioni di abitanti, sono bambini.

C’è il rischio che si arrivi a una vera e propria catastrofe umanitaria, come afferma Philippe Lazzarini commissario delle Nazioni Unite. Per tale ragione, se non si giunge alla “tregua e non si apriranno i corridoi umanitari per assistenza ai civili si rischia un vero e proprio genocidio”

Nessun luogo è più sicuro a Gaza, nemmeno le strutture dell’UNRWA”.

L’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione, fa sapere, sempre attraverso le parole del Commissario generale Philippe Lazzarini, che la distruzione della scuola a Gaza ci narra chiaramente la portata della violenza di questa assurda guerra che non tiene conto delle vite dei civili.

Il CNDDU in linea con i suoi principi umanitari non intende in questo momento, e con poche parole, ripartire dalle radici storiche di questo conflitto per arrivare a distribuire a tavolino ragione, torto e terre; non si sente neppure di aprire un varco, benché necessario, sui terzi che contribuiscono ad alimentare la guerra inviando mortai, razzi, missili, mine anticarro, fucili e perfino parapendii usati in questo conflitto; non intende ribadire che i terrorismi sono da condannare perché si nutrono di azioni criminali, violente e premeditate; soprattutto non vuole sottolineare come la strumentalizzazione politica di Paesi e partiti nel sostenere o osteggiare un popolo o l’altro sia controproducente e non contribuisca a interrompere la crisi umanitaria.

IL CNDDU non sposterà l’attenzione dall’unica vera urgenza che sono le vite umane in pericolo. Ciò che adesso ci sta più a cuore, ciò che riteniamo urgente e necessario, è infatti proteggere la vita, indipendentemente da bandiere o ideologie, perché siamo tutti esseri umani.

E proprio per il diritto alla vita di tutti i popoli, per quel diritto sancito nell’art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e dalla sicurezza della propria persona.”, chiediamo che venga rispettato il Diritto Internazionale Umanitario affinché siano ridotti al minimo i danni alla popolazione civile e alle strutture civili. Chiediamo che parta subito un dossier che attesti le responsabilità dei crimini di guerra portatori di morte e di disprezzo della vita. Chiediamo che vengano facilitati gli aiuti umanitari, che vengano sostenuti gli sforzi collettivi per contribuire ad alleviare le conseguenze di questa inutile e orribile guerra. Chiediamo, infine, che i corridoi umanitari e le evacuazioni dei civili più vulnerabili, tra cui feriti in gravi condizioni, bambini e anziani, vengano attivati con la massima urgenza.

Tutto questo ci permetterà solo di sentirci appena un po’ più umani di fronte all’atrocità, certamente non cancellerà gli orrori di una guerra folle e brutale che conserverà le sue indelebili cicatrici. È sempre stato così, in angolo del mondo: le cicatrici della memoria storica sono insanabili e rappresentano un fardello pesante che ci trascineremo addosso perennemente.

La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”


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