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Trafficanti d’uomini: l’Italia però ha firmato la convenzione contro la tratta. Perché non ricordarlo?

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Ascoltando l’intervento della Presidente Giorgia Meloni all’ONU e condividendo in pieno con lei l’idea che si debba combattere il traffico di essere umani, che esiste ed è cosa gravissima, ho però pensato che la Presidente Meloni non sappia che dal 2005 esiste la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, di cui l’Italia è firmataria.

La Convenzione, perfettamente in vigore, esordisce chiarendo che “la tratta di esseri umani costituisce una violazione dei diritti umani e un’offesa alla dignità e all’integrità dell’essere umano” (Premessa, comma 3). E’ questo che fanno i trafficanti di esseri umani che dobbiamo combattere, tutti insieme: la tratta di esseri umani, che “può condurre ad una situazione di schiavitù per le vittime” ( premessa comma 4). Di conseguenza la Convenzione definisce la sua finalità: “ il rispetto dei diritti delle vittime, la loro protezione e la lotta alla tratta di esseri umani devono essere gli obiettivi prioritari” (Premessa, comma 5). Già per me emerge una novità, che forse il generale Viggiani definirebbe da “mondo alla rovescia”, o “al contrario”, non ricordo. Se è normale infatti che volendo combattere la tratta la Convenzione intenda perseguire i trafficanti e proteggere le vittime, io questa protezione non l’ho sentita presente nell’allocuzione della Presidente Meloni. Al contrario, ho capito che dovrebbero restare in centri per il rimpatrio per poi essere, appunto, rimpatriati.

La Convenzione che noi abbiamo firmato, a Varsavia, nell’anno 2005, dice esattamente il contrario. E cosa dice? Ecco qui. Articolo 13: “ Ciascuna delle Parti prevede nella sua legislazione nazionale un periodo di recupero e di riflessione di almeno 30 giorni, quando sussistano ragionevoli motivi per credere che la persona in questione sia una vittima. Tale periodo dovrà avere durata sufficiente perché la persona in questione possa ristabilirsi, sfuggire dall’influenza dei trafficanti e/o prendere consapevolmente delle decisioni sulla sua collaborazione con le autorità competenti. Durante questo periodo non sarà possibile mettere in atto alcun ordine d’espulsione contro di essa. Questa norma non pregiudica le attività avviate dalle autorità competenti in tutte le fasi della procedura nazionale applicabile ed in particolare non pregiudica l’attività investigativa ed il perseguimento dei fatti criminosi. Durante questo periodo le Parti autorizzano il soggiorno della persona in questione sul loro territorio”. In questo periodo vale per loro quanto previsto dai comma 1 e 2 del precedente articolo 12, e cioè: “Ciascuna delle Parti adotta le misure legislative o le altre misure necessarie per dare assistenza alle vittime per il loro recupero fisico, psicologico e sociale. Tale assistenza includerà almeno:

a. condizioni di vita capaci di assicurare loro la sussistenza, attraverso misure quali: un alloggio adeguato e sicuro, l’assistenza psicologica e materiale;

b. accesso alle cure mediche d’urgenza”.

E’ molto interessante anche l’articolo 14, relativo al permesso di soggiorno, e che dice: “ Ciascuna delle Parti rilascia un permesso di soggiorno rinnovabile alle vittime, in una delle due seguenti ipotesi o in entrambe:

a. l’autorità competetene considera che la loro permanenza sia necessaria in ragione della loro condizione personale;

b. l’autorità competente considera che il loro soggiorno sia necessario in ragione della loro collaborazione con le autorità competenti ai fini dell’inchiesta o del procedimento penale.

2. Il permesso di soggiorno per i minori vittime, quando giuridicamente necessario, sarà rilasciato in funzione dell’interesse superiore del minore e, se opportuno, rinnovato alle stesse condizioni”.

Il discorso è serissimo. Se parliamo, come è giusto che sia, di trafficanti di esseri umani, dobbiamo essere conseguenti con ciò che, giustamente, denunciamo. Loro, queste vittime, avranno tutte le intenzioni di salvarsi dalle catastrofi politiche o ambientali o belliche che si sono abbattute sul loro Paese, questo non significa che non vadano incontro a schiavismo e tratta di esseri umani. Se vogliamo essere onesti. E magari giungere a un flusso regolato e legale verso il Paesi affluenti di chi vuole fuggire o emigrare. Esercitando, nel primo caso, la richiesta d’asilo, che oltre che politico ora dovrebbe essere anche ambientale.


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