Questo non è l’ennesimo autunno del nostro scontento, questo è l’ autunno di un paese al collasso, un collasso politico, democratico, economico, sociale,culturale. Con metà dei suoi cittadini ancorati soltanto alla speranza e al sogno che un presidente della Repubblica come Mattarella faccia da argine al dilagare di tutto questo disastro.
Tornare su uno degli aspetti del collasso italiano, la sanità pubblica, è indispensabile perché stiamo per affrontare una stagione difficilissima, con il ritorno certificato del Covid, con una popolazione sempre più anziana, stremata da una stagione estiva il cui caldo anomalo sta lasciando segni sulla salute di molti, e senza soldi. Ancora una volta, peggio delle ultime volte.
In Italia sono state certificate alla fine del 2022 tre sole regioni che hanno rispettato pienamente i livelli di assistenza previsti per legge (LEA) e sono Emilia Romagna, Veneto e Toscana, seguite dalla Lombardia. I presidenti Bonaccini e Giani (ai quali non si è unito Zaia per questioni esclusivamente politiche ma condividendo la proposta dei suoi colleghi) hanno presentato un disegno di legge che impegni questo e i futuri governi a fare in modo che la spesa sanitaria in rapporto al Pil non possa in futuro mai scendere sotto il 7,5%” e hanno chiesto di togliere il tetto di spesa al personale, che penalizza proprio le Regioni con le Sanità più virtuose.
Il minimo perché il sistema sanitario nazionale sopravviva in modo da non allargare il divario fra le regioni – che diventerebbe abissale con l’autonomia differenziata – e per garantire assistenza alle fasce deboli della popolazione, quelle che hanno bisogno di accertamenti veloci, di farmaci gratuiti, di visite frequenti, di controlli costanti.
Negli 10 anni, compresi quelli della pandemia, sono stati tolti alla sanità 37 miliardi (fonte Rapporto Gimbe) al 90 per cento sul personale: blocco del turn over, non aumento degli stipendi, contratti brevi, ricorso alle cooperative. Il risultato è stato un peggioramento netto dei servizi ai cittadini e lo stato di crisi permanente dei nostri ospedali con il tracollo dei pronto soccorso.
Non si contano più le fughe all’estero di medici e infermieri, il ricorso ai medici “a gettone”, il lento subdolo scivolamento verso i pronto soccorso privati a pagamento, mentre niente, ma proprio niente, viene fatto per avitare gli sprechi, Apparecchiature recuperabili abbandonate nei sottoscala degli ospedali – ci è capitato a tutti di vedere questo spettacolo indegno- presidi sanitari che le famiglie assistite quando non ne necessitano più faticano a restituire perché nessuno viene a ritirarli mentre lo stesso ufficio nega una carrozzina ad un invalido dicendo che non ce ne sono disponibili. Lo scrive una che le carrozzine e i deambulatori non più necessari li ha alla fine riportati personalmente con la propria auto alla ASL, peraltro la Roma 1.
Il passaggio dalla USL alla ASL ha portato solo problemi per i pazienti e nessun efficentamento delle strutture. Un paese come il nostro dovrebbe avere il coraggio di investire di nuovo e seriamente in sanità pubblica. Ma la scelta è palesemente un’altra, quella opposta: favorire il privato ma neppure quello convenzionato, quello solo privato. E’ il governo delle famiglie sotto inchiesta ma padrone di mezza sanità in Lombardia (e anche a Roma), è il paese della visita intramoenia in una settimana e con il SSN in un anno (e te lo risponde direttamente il CUP degli ospedali…), è il paese dove ora al governo c’è una malcelata linea no vax, no allarmismo, no prevenzione proprio mentre il Covid sta ripartendo nel mondo e in Italia. Chiediamolo in giro, nelle farmacia per esempi: il livello del contagio è altissimo, la malattia leggera, ma èper una fetta della popolazione sempre pericolosa. E infatti risiamo ai 100 morti a settimana, se si vanno a cercare i dati del ministero che lo stesso ministero non divulga.
Per questo ha fatto bene la CGIL a mettere ai primi posti della piattaforma per la manifestazione del 7 ottobre la salute pubblica e fanno male i partiti di opposizione ad essere timidi su questo argomento: ascoltino i cittadini, i governatori, i dirigenti ospedalieri, i medici e gli infermieri che alla sanità pubblica credono ancora e pagano con i loro sacrifici, tanti silenziosi quotidiani eroi in un paese che spesso non li merita.