In passato era già successo che un nuovo programma fosse affidato a qualche presentatore maldestro, ma a un “cane” vero e proprio, mai. Sabato 16 settembre, su Rai 2, alle 17:05, comincia l’epopea di Pepito, il primo showdog o frontdog della televisione italiana. Una serie scritta e diretta da Diego Cugia e prodotta da Intrattenimento Day Time con la Twister Film. Pepito si definisce “un cane anarchico e rock”, e alterna le sue parole in rivolta con videoclip di famose rockstar di ieri e di oggi, mentre le musiche originali che lo accompagnano sono di Luciano Francisci. Il nuovo presentatore con la coda interpreterà monologhi ribelli contro gli allevamenti intensivi, le feroci scommesse clandestine sui cani o il mercato nero degli animali esotici. Ha un microfono sul Tevere, dove vive sotto ponte Palatino con un’artista di strada, una sassofonista senza tetto né legge, interpretata da Ilaria Stagni.
Diego Cugia, sei passato da Jack Folla, il famoso detenuto nel braccio della morte, a Pepito, un cane parlante. Che cos’hanno in comune?
“Che sono entrambi bastardi e ribelli. E si battono per cause perse”.
Le battaglie di Jack le conosciamo, ma un cane in rivolta -come si definisce Pepito- con chi ce l’ha?
“Nel 2000, quando Jack Folla aveva successo alla radio e in tv, si potevano ancora scagliare parole come frecce e centrare il bersaglio. Venti anni dopo, siamo precipitati nell’ “indicibile”: corruzione, devastazione ambientale, femminicidi, guerre, migliaia di specie animali che si estinguono, e talkshow che rimestano nel torbido. Ho pensato che soltanto un cagnolino vagabondo, un “sindacalista” degli animali, avesse il diritto di dire la sua. E così è nato Pepito. Se la specie umana si sta autodistruggendo, chi ci dice che gli animali non possano evolvere e prenderne il posto? Pepito ha il dono della parola e non la spreca, la usa per la sua battaglia animalista e ribelle”.
Con la voce di Francesco Pannofino?
“No, con quella di Paolo Vivio la voce di Dominic Monaghan nella serie del “Signore degli Anelli”. Pannofino è la sua spalla in scena, il dottor Sbardellati, un produttore televisivo di serie C, che cerca di sfruttare il cane come se fosse un animale del circo. Riesce a piazzarlo su Rai2, ma il gioco è in mano a Pepito che non ci pensa per niente a fare il solito programmino per i nostri amici “pelosetti” e lancia un proclama di libertà e giustizia per tutti gli animali”.
Ma è vero che molti personaggi famosi si sono lasciati intervistare da un cane?
“Alcuni si sono rifiutati, come Gianni Morandi, mi è dispiaciuto molto. Sono grato a Claudio Strinati, invece, il grande storico dell’arte che in una bella sala dell’Accademia di San Luca ha tenuto una magnifica lezione sugli animali nella pittura. Unico studente attento in prima fila nella sala deserta: Pepito. E poi Dacia Maraini, Francesco Montanari, il mitico Capitano Ultimo e tanti altri che con simpatia e disinvoltura hanno chiacchierato col mio cane sciolto”.
Perché Pepito è proprio il tuo cane nella vita, vero?
“Sì, ha lo stesso nome. Ma ho dovuto prendere una controfigura. Il mio è un po’ aggressivo. Li avrebbe azzannati tutti”.
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