Muratov “agente straniero” e altri bavagli russi

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Dmitry Muratov è stato bollato come agente straniero dalle autorità russe e aggiunto all’apposita lista, che il Cremlino utilizza per imbavagliare le voci critiche. Il ministero della Giustizia venerdì scorso ha affermato che il giornalista, premio Nobel per la pace, “ha utilizzato piattaforme straniere per diffondere opinioni volte a formare un atteggiamento negativo nei confronti della politica interna ed estera della Federazione russa”. Ne danno notizia vari media, tra cui The Moscow Times. Questa etichetta di agente straniero impone a individui o gruppi di rivelare le fonti di finanziamento e li obbliga a contrassegnare tutte le pubblicazioni, compresi i post sui social, con un tag. Il ministero ha anche accusato Muratov di creare e distribuire contenuti di altri “agenti stranieri”. Muratov, direttore di Novaya Gazeta, secondo The Moscow Times è stato visto di recente in Russia insieme al team legale che difende il suo amico Oleg Orlov, co-presidente del’organizzazione russa per i diritti umani Memorial. Dal 2000 a oggi, ben sei giornalisti e collaboratori di Novaya Gazeta sono stati uccisi, compresa Anna Politkovskaya.
Il bavaglio russo non risparmia nemmeno le giornaliste e i giornalisti in esilio. La Efj (Federazione europea dei giornalisti) ha ancora una volta chiesto verità e chiarezza sui tentativi di avvelenamento, avvenuti l’anno scorso, delle giornaliste dissidenti Elena Kostyuchenko , ex reporter sempre di Novaya Gazeta, e di Irina Babloyan, ex giornalista dell’emittente Eko Moskvy. Le due reporter hanno denunciato di essere rimaste intossicate col veleno rispettivamente in Germania e in Georgia. Tanto la Efj che la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) hanno nuovamente invitato le autorità competenti a indagare a fondo su queste inquietanti accuse. Le autorità tedesche, in particolare, stanno indagando sul caso Kostyushenko: l’avvelenamento sarebbe avvenuto mentre la giornalista si recava a Berlino per chiedere un visto che le avrebbe permesso di andare a coprire la guerra in Ucraina per conto del quotidiano indipendente Meduza.
Intanto, nei giorni scorsi, la giornalista di Al Jazeera Ranya Dridi è stata aggredita e picchiata in Russia a davanti al vecchio quartier generale della brigata Wagner, a San Pietroburgo, mentre stava svolgendo il proprio lavoro. L’Osce media freedom ha chiesto immediatamente un’inchiesta. Per l’aggressione è in seguito stato arrestato un uomo di 36 anni di cui ancora non si conoscono le generalità.

* Anna Del Freo, Efj


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