In un’epoca in cui abbiamo più che mai bisogno di una voce illuminata, critica e laica, la storica rivista di filosofia e politica fondata nel 1986, che ha portato avanti storiche battaglie per i diritti civili e preziose campagne di opinione, rischia di chiudere i battenti. “Muore una testata di sinistra illuminista, da quasi trentotto anni impegnata culturalmente, civilmente, politicamente, sul versante egualitario, libertario, laico, per una giustizia eguale per tutti” scrive il direttore Paolo Flores d’Arçais. L’appello sui social ai lettori ma anche agli addetti ai lavori per scongiurare la chiusura. “La chiusura di MicroMega rappresenterebbe una perdita inestimabile non solo per la sinistra italiana ma per il paese tutto”, chiosa la condirettrice Cinzia Sciuto.
Micromega muore. La storica rivista della sinistra italiana fondata da Paolo Flores D’Arçais e da Giorgio Ruffolo nel 1986 rischia di scomparire per sempre. Da due mesi la situazione è precipitata con i redattori e fornitori che non vengono più pagati ed una procedura di liquidazione della società che sembra voler mettere fine ad una storia unica del giornalismo italiano. “Difficile dire, scrive Paolo Flores d’Arçais, quanto questa situazione sia dovuta allo shock logistico e commerciale rappresentato dalla chiusura della vendita in edicola, a una conduzione disastrosa del settore manageriale/promozionale per abbonamenti e librerie, o alle posizioni politiche della rivista che in questi ultimi anni la vedono in conflitto non solo con destre, conservatori, establishment (titolo di merito e una delle nostre ragion d’essere), o con le sinistre ufficiali (quando nasce, nel 1986, MicroMega è già in polemica col Pci), ma in rotta di collisione con gran parte della sinistra della società civile (sulla guerra di Putin e su molti aspetti del politicamente corretto). Da quando siamo nati come società autonoma, dopo la chiusura decretata da GEDI (nuovi proprietari del gruppo ex Repubblica Espresso) perdiamo tra 10 e 15 mila euro al mese“.
La rivista di filosofia e politica che ha portato avanti battaglie in Italia per i diritti civili e preziosissime campagne di opinione e d’informazione (di fronte alle nuove cacce alle streghe e ai roghi “social” degli intellettuali dissidenti), rischia dunque di perdere la parola e quando una rivista italiana scompare una parte del giornalismo italiano scompare con essa. Negli anni in cui abbiamo visto la sinistra partitica e politica eclissarsi in una sorta di centrismo buonista raffazzonato, negli anni in cui professarsi di sinistra era un’abiura da non pronunciare in parlamento pena il timore di una severa sanzione degli elettori, negli anni delle criminalizzazioni dei migranti, dei femminicidi, del greenwashing o della cancel culture, Micromega si è caratterizzata per le sue posizioni di sinistra “eretica”, in polemica con i partiti della sinistra organizzata, cercando di dar voce alla “sinistra sommersa” della società civile e alla speranza di un “partito azionista di massa”. Ma anche come sinistra “illuminista”, contro le derive del politically correct e del disprezzo per la scienza. Avendo come bussola i valori di “giustizia e libertà” e la coerenza rispetto alla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista , MicroMega si è sempre battuta, con le armi della critica ma talvolta anche con l’iniziativa politica diretta, per l’eguaglianza, la legalità e la sovranità dei cittadini contro la partitocrazia.
“MicroMega muore. Muore una testata di sinistra illuminista, da quasi trentotto anni impegnata culturalmente, civilmente, politicamente, sul versante egualitario, libertario, laico (e anche ateo), per una giustizia eguale per tutti. Che ha espresso sempre in modo radicale il proprio punto di vista, ma ha sempre accettato e anzi promosso il confronto con posizioni anche lontane. Oggi spesso rifiutato da altri, nella sinistra e nella Chiesa. MicroMega muore. A meno di un miracolo, di cui nessun Dio, ma solo voi, potete essere gli autori“. Si chiude quindi con un appello ai lettori, ai simpatizzanti, ai giornalisti, agli addetti ai lavori affinché un pezzo importante del giornalismo italiano non svanisca nel nulla, in un’epoca in cui, tra intelligenza artificiale, fake news e propaganda bellica, abbiamo più che mai bisogno di pluralismo dell’informazione, di opinioni informate, di riflessione e di filosofia . “La chiusura di MicroMega rappresenterebbe una perdita inestimabile non solo per la sinistra italiana ma per il paese tutto“, dice ad Articolo21 la condirettrice Cinzia Sciuto, “oggi più che mai abbiamo bisogno di laicità, di pensiero critico, di illuminismo“.
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MicroMega
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