Il cambiamento è improvviso, veloce, dirompente. La manovra economica 2024 è diventata un assillo, mancano i soldi. Giorgia Meloni torna populista, torna ad urlare. In pochi giorni ha abbandonato i toni compassati e dialoganti assunti undici mesi fa, quando divenne presidente del Consiglio.
Riprende ad attaccare tutti e tutto. Lo fa sia dal podio di importanti appuntamenti internazionali e sia da riunioni interne di partito. Il suo recente europeismo si scolora. Spara contro la Commissione europea dal vertice del G20 di New Delhi, come ha scritto Felice Saulino su “Sfoglia Roma”. Spara contro le opposizioni, i sindacati e la stampa di sinistra parlando all’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia a Roma. Tiene ferma soltanto la piena svolta atlantista, l’alleanza con gli Stati Uniti, il netto sostegno all’Ucraina aggredita dalla Russia.
Per il resto la svolta è totale: di nuovo Meloni populista. Ha paura per la sorte del suo governo di destra-centro («proveranno a disarcionarci»). Teme le campagne «finto scandalistiche, i dossieraggi, le richieste di dimissioni». Respinge il «fango gratuito» contro i suoi più stretti collaboratori e, in particolare, contro la sorella Arianna che ha promosso a un importante ruolo politico in Fratelli d’Italia. Decanta i successi dell’esecutivo sia in economia (oggi è «più solida») e sia sul tema della sicurezza pubblica indicando il decreto Rave party, i decreti Cutro e Caivano. Ma la realtà racconta un’altra storia: l’economia italiana “frena”, gli sbarchi degli immigrati salgono enormemente, la criminalità continua ad essere un pericolo, i morti sul lavoro sono una piaga sociale, i femminicidi e le violenze contro le donne proseguono senza sosta.
Fino a poco tempo fa la presidente del Consiglio incontrava i sindacati sulla manovra economica 2024 e proponeva un confronto con la segretaria del Pd Elly Schlein sulla richiesta del salario minimo. Ora suona una musica totalmente diversa, infuocata. Si scaglia contro la sinistra «che stappa la bottiglia esultando dai balconi se c’è una flessione del Pil». È costretta alla prudenza sui conti pubblici e scarica le responsabilità sui governi che l’hanno preceduta: la manovra economica 2024 si farà «con poche risorse» perché «hanno gettato dalla finestra miliardi per comprare il consenso».
Non risparmia nemmeno i partiti alleati presenti nel ministero Conte uno (Carroccio) e Draghi (Lega e Forza Italia). È in allarme per le elezioni europee del prossimo giugno. Lancia un preciso messaggio a Salvini e Tajani: evitate «eventuali atteggiamenti egoistici». Traduzione: non cercate di sottrarre voti a Fratelli d’Italia puntando su richieste o candidature acchiappa consensi. La Lega si sta spostando sempre di più verso l’estrema destra: è in grande sintonia con Marine Le Pen e ha aperto le porte per una candidatura al generale Vannacci. Lei difende la sua frontiera elettorale di destra: vola a Budapest, incontra il premier ungherese Viktor Orbàn, e insiste sull’identità cristiana dell’Europa: vanno difese «le famiglie, le nazioni, l’identità, Dio e tutto ciò che ha costruito questa civiltà».
Meloni si sente sotto attacco. Con l’urlo populista, quando era all’opposizione, ha costruito il boom della sua destra: Fratelli d’Italia è passato dal 2% dei voti delle elezioni politiche del 2013 al 26% di quelle del 2022. Ma la sua destra prima era all’opposizione e ne sparava di tutti i colori (come il blocco navale delle coste dell’Africa per fermare lo sbarco dei migranti) mentre adesso Fratelli d’Italia è il primo partito italiano, è al governo. Lei è presidente del Consiglio. Deve fare attenzione: gli elettori vogliono che il governo risolva i problemi e non che li sollevi senza concludere nulla.