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Maurizio Landini e la riforma della Rai

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Il consueto appuntamento del lunedì mattina che l’associazione Articolo21 promuove con collegamento online è stato dedicato questa settimana ad un incontro con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

Il tema della conversazione era, ovviamente, il contributo fattivo che il mondo dell’informazione può e deve dare alla preparazione e alla riuscita della manifestazione del prossimo 7 ottobre, che si concluderà a piazza S. Giovanni di Roma.

Sono almeno un centinaio le sigle dei movimenti che hanno sottoscritto la piattaforma «La via maestra», a dimostrazione di come le questioni più strettamente sindacali e sociali siano intrecciate con i diversi diritti sanciti dalla Costituzione, cui si riferisce ormai ripetutamente (e non sarà un caso) il Presidente Mattarella.

Insomma, nella stagione in cui la destra sta facendo di una sorta di contro narrazione e di revisionismo storico il suo fiore all’occhiello è indispensabile ritessere le fila che congiungono i principi essenziali dell’edificio democratico nato dalla Resistenza.

In tale contesto – qui il nocciolo del dibattito con il segretario della Cgil- la tutela e lo sviluppo di autonomia e indipendenza dell’informazione è particolarmente importante. Si tratta di un diritto dei diritti, senza il quale non è praticabile l’esercizio di tutti gli altri.

Landini si è soffermato sull’incredibile messa in scena delle relazioni con il governo. Si dispiegano luci e telecamere a Palazzo Chigi, per raffigurare l’avvio del confronto tra l’Esecutivo e le organizzazioni dei lavoratori, ma dopo non succede nulla. Si tratta di una beffa mediatica, di una mistificazione, perché -dopo le immagini spot– nessun tavolo viene convocato.

Oltre a simili considerazioni, che ci raccontano a che punto è la notte della Repubblica italiana, Landini si è soffermato su una proposta assai precisa, sulla quale è davvero utile discutere. Dopo la scomparsa prematura del bravo e compianto consigliere di amministrazione della Rai eletto dai dipendenti Riccardo Laganà si pone il problema della sua sostituzione.

Le procedure per il voto sono avviate. Per evitare che si viva passivamente la scadenza, è opportuno avviare un metodo aperto e coinvolgente di consultazione interna ed esterna all’azienda. La figura che siederà in quell’organismo avrà un ruolo significativo, potendo esercitare un voto determinante in vari delicati passaggi che incombono sul servizio pubblico.

Ciò significa sedersi ad un tavolo (questa volta vero e non fittizio) cui prendano parte i sindacati confederali, gli omologhi dei giornalisti, le associazioni che hanno a cuore la Costituzione e il futuro dell’azienda pubblica: da NoBavaglio, a MoveOn, ai numerosi soggetti aderenti alla «Via maestra» che negli anni hanno tenuto viva la coscienza e il pensiero critici.

È augurabile che lo spunto di Landini non scomparisca nel nulla. A volte, una scintilla infiamma una prateria.

Sia un passaggio propedeutico per ricostruire una visione alternativa del e nel mondo progressista, che sembra lontano dai conflitti antichi e inediti che animano l’universo mediale e post-mediale.

La scesa in campo della Cgil, insieme alla federazione di categoria, è una novità da rimarcare, che suscita nel nostro immaginario frammenti di memoria indelebili: assemblee operaie affollate convocate sull’ordine del giorno della riforma della Rai o della difesa dei giornali dalla prepotenza delle concentrazioni.

Senza l’intesa tra i lavori, intellettuali o materiali che siano, non si costruisce una politica capace di condurre una vera sfida di egemonia con la destra e i suoi tentativi di sovranismo culturale o di utilizzo dei simboli di regime.

L’incontro costruito da Articolo21 è, quindi, una sequenza di un percorso lungo, che cerca di comprendere e far comprendere come la pace, l’occupazione e il diritto di informare ed essere informati si collochino in un contesto unitario, con un dialogo civile dai significati profondi.

Dopo l’appello di Maurizio Landini attendiamo che qualcuno batta un colpo. Il silenzio non è d’oro e, comunque, qualche volta una rondine fa primavera.


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