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Liberare Assange significa garantire la libertà di tutti. A Napoli un evento straordinario

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In attesa del day X, che sarà comunicato dalla High Court britannica e sarà il giorno in cui la corte si esprimerà sulla richiesta di estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, fondatore di WikiLeakes, a Napoli è stato proiettato il film documentario che alcuni festival del cinema hanno evitato di proiettare. Un evento straordinario, come la scelta di ospitare “Ithaka – A fight to free Julian Assange”, al Teatro stabile di innovazione Galleria Toledo, nel cuore dei Quartieri Spagnoli. La platea era piena, nonostante la partita del Napoli in contemporanea. Ma non solo piena di gente, era piena di desiderio di verità, libertà e giustizia.

Ithaka, per la regia di Ben Lawrence, racconta la lotta di una famiglia, in particolare di un padre, per salvare il proprio figlio rinchiuso in una prigione per aver rivelato documenti che hanno smascherato bugie e massacri di Stato, crimini di guerre che avevano il presupposto di esportare democrazia. E’ un documentario che mostra anche il volto della campagna internazionale, complessa e difficile, osteggiata in più occasioni, anche con notizie false, che continua a ribadire che liberare Assange significa garantire la libertà di tutti.

Laura Morante, regista e attrice, ieri sera  a Napoli ha spiegato nuovamente che alla richiesta di proiettare Ithaka, al festival del cinema di Torino e alla Festa del cinema di Roma, “dopo una prima reazione entusiastica, sono spariti, e quando ci sono state risposte sono state molto evasive. Non mi hanno convinto”. Ma portare avanti la battaglia per liberare Assange, sostiene Laura Morante “è importante per tutti coloro che hanno a cuore la libertà e la democrazia. Se non siamo informati la nostra libertà è pura illusione”.

La terza città d’Italia attende da circa nove mesi che il sindaco dia seguito alla decisione del Consiglio comunale di attribuire ad Assange la cittadinanza onoraria.

l Premio Pimentel Fonseca, prologo di Imbavati è stato consegnato a Stella Moris, moglie di Assange, in collaborazione con Articolo21. In quell’occasione si è fatto di tutto per farle avere la cittadinanza onoraria.

Un tempo lungo e per certi versi incomprensibile date le dichiarazioni del primo cittadino dopo la votazione. Stefania Maurizi, giornalista che ha verificato e pubblicato in Italia i documenti ricevuti da WikiLeaks, autrice del libro “Il potere segreto”, ricorda che l’unico scudo per Assange “è l’opinione pubblica. Se c’è una mobilitazione dell’opinione pubblica lo possiamo salvare. Il Comune di Napoli da mesi tiene sospesa la cittadinanza, nonostante la quasi unanimità del Consiglio comunale. Ora è questione di giorni. A breve ci sarà la data della sentenza della Corte Britannica. L’opinione pubblica è cruciale”

Per #FreeAssange, Mauro attivista e promotore delle iniziative nel capoluogo partenopeo, ribadisce, introducendo il dibattito, che “la nostra libertà dipende dalla libertà di stampa e se viene scalfita va definitivamente perduta”. E’ una questione di diritti più volte affermati a livello internazionale e nazionale, confermati da diverse Corti e tribunali, quella della libertà; della libertà di essere informati e della libertà di stampa.

“Oggi dobbiamo riaffermare diritti che sembravano assodati” ha affermato Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, nel suo intervento a distanza. “Abbiamo saputo di verità inconfessabili delle guerre, dei doppi e tripli giochi fatti da Governi e partiti, delle bugie, grazie a WikiLeaks, mentre altri giornalisti sembrano aver smarrito “la passione e la tigna di andare a tirare fuori i segreti più inconfessabili del potere, Assange è stato individuato come nemico pubblico numero uno. E lo capisco – ha detto ancora Travaglio – con una stampa così asservita, WikiLeaks si notava di più. Perché era uno dei rarissimi baluardi non controllabili dagli estabilishments occidentali”, e quindi andava fermato. Su di lui c’è molto silenzio da parte di diversi organi di informazione ha sottolineato Travaglio, sottolineando, invece, l’impegno della Federazione della stampa italiana e di Articolo 21, che da sempre partecipano alla campagna per la liberazione del giornalista australiano. Il sindacato campano, tra laltro, è stato il primo di 33 sindacati europei ad iscrivere Assange tra i soci onorari. Articolo 21, era presente anche ieri sera, al fianco di FreeAssange Napoli. Oltre alla rappresentanza in platea composta anche da una delegazione di Articolo21 Latina, sul palco, Desirèe Klain, portavoce di Articolo 21 Campania e direttrice artistica del Festival “Imbavagliati”, ha portato il saluto del coordinatore nazionale, Giuseppe Giulietti, ricordando che un ulteriore pericolo per la libertà di stampa viene da una recente norma europea, “che dice che i giornalisti devono stare attenti con i loro articoli a non violare la sicurezza statale. Questo è pericolosissimo”.

A Napoli, la richiesta #FreeAssange si intreccia con quella di verità e giustizia per Mario Paciolla. Perché anche in questo caso si tratta di garantire diritti fondamentali, di tutti. Prima del breve dibattito che ha introdotto la proiezione, un mino vestito di arancione, in manette, con la maschera di Assange che ha la bocca tappata dalla bandiera americana, muovendosi nello spazio di una cella, piccola, si è alzato in piedi e ha aperto una bandiera con su scritto: Verità e giustizia per Mario Paciolla, il cooperante Onu, napoletano, assassinato in Colombia. Sullo sfondo le immagini che hanno rivelato al mondo crimini di guerra e non solo, diffuse grazie a WikiLeaks. In sala c’erano anche i genitori, Anna e Pino Paciolla.

Oltre Napoli, in Italia si preparano a manifestare nel “day X” anche Milano, Roma e Catania. Saranno i quattro ponti italiani con Londra, megafoni delle voci in difesa della libertà dei giornalisti di informare, dei cittadini di essere informati; del diritto di tutti alla conoscenza dei fatti che hanno una rilevanza pubblica.


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