Pubblichiamo in questa data così importante per la storia del nostro paese il saggio di Sergio Lepri sull’8 settembre: il resoconto minuzioso di quei giorni tragici e umilianti vissuti sul campo da un giovane ufficiale. Una lezione di storia e di giornalismo che tutti dovremmo leggere e rileggere.
1943. L’8 settembre alle 20.42 il maresciallo Badoglio, capo del governo, dà alla radio l’annuncio dell’armistizio fra l’Italia e le potenze alleate. La firma è avvenuta cinque giorni prima, il 3, a Cassibile in Sicilia. Resa senza condizioni.
Armistizio significa sospensione delle ostilità fra due eserciti in attesa di un trattato di pace. Nel linguaggio comune e nella considerazione degli italiani la parola viene intesa, la sera dell’8 settembre e nei giorni seguenti, come fine della guerra. Invece la guerra continuerà ancora per più di un anno e mezzo. L’Italia diventerà campo di battaglia di due eserciti contrapposti, gli angloamericani e i tedeschi, c, con la costituzione della Repubblica Sociale di Mussolini, di una guerra civile fra italiani e italiani. Saranno deportati in Germania, nei campi di lavoro o di prigionia, 730 mila dei due milioni circa dei militari sotto le armi. Quasi duecentomila sono i prigionieri italiani in Russia, in India, in Australia, in Sudafrica, negli Stati Uniti, in Inghilterra. Novecentomila famiglie trepideranno a lungo per la sorte dei loro figli o padri o mariti. Dall’8 settembre in poi moriranno quasi 90 mila militari e moriranno anche 123 mila civili, di cui 42 mila per attacchi aerei.
Dopo l’armistizio, l’Italia ha ancora diciannove mesi di lutti, di sangue, di paura. Potevano essere evitati? Quali sono le cause di questo enorme disastro nazionale, il più grave nella storia dell’Italia? Che cosa è successo dopo l’arresto di Mussolini il 25 luglio? Cominciamo da quel giorno.
Dopo la riunione del Gran Consiglio del fascismo a palazzo Venezia Benito Mussolini si reca a villa Savoia e alle 17,30, dopo un colloquio col re Vittorio Emanuele, viene arrestato. Alle 22.53 il maresciallo Badoglio legge alla radio un comunicato in cui annunzia le “dimissioni” di Mussolini da capo del governo e, dichiara di avere assunto, “per ordine di Sua Maestà il Re, il governo militare del paese “con pieni poteri”; aggiunge che “la guerra continua” e che “l’Italia mantiene fede alla parola data”.
Perché ha detto che la guerra continua? Badoglio non può non pensare ai modi di porre termine al conflitto, ma teme che l’accettazione di una resa senza condizioni possa esautorare la monarchia e il gruppo dirigente; decide quindi di fingere di continuare la guerra allo scopo di avviare trattative con gli Alleati e di farsi riconoscere come controparte e interlocutore non privo di autorità. E’ una pretesa fuori dalla realtà. Gli Alleati non possono rinunciare alla loro più volte dichiarata volontà di esigere una resa incondizionata. Pochi mesi prima, in gennaio, l’ha proclamato il presidente americano Roosevelt nell’incontro col primo ministro inglese Churchill a Casablanca in Marocco.
La finzione di continuare la guerra e di rimanere alleati della Germania ha anche un altro scopo: impedire a Hitler di avere una buona ragione per arrestare i governanti – il re, Badoglio, gli altri – di un paese che da alleato è diventato nemico. In realtà, appena informato dell’arresto di Mussolini, Hitler riunisce i suoi più stretti collaboratori nella sua “tana del lupo” a Rastenburg e propone l’arresto del re, di Badoglio e anche del principe Umberto. Il piano, denominato
“Schwarz”, è poi abbandonato, sostituito dal piano “Eiche” per la liberazione di Mussolini, arrestato e prigioniero sul Gran Sasso.
Subito comincia l’occupazione militare dell’Italia: prima la 44ª divisione di fanteria e la 136′ brigata di montagna, che, entrata dal Brennero, prende possesso delle vie di comunicazioni stradali e ferroviarie dall’Austria; poi dalla Francia sono trasferite in Italia tre divisioni di fanteria e
Di seguito il link per accedere al podcast di RaiPlay “8 settembre 1943 – Una tragedia italiana”
https://www.raiplaysound.it/programmi/8settembre1943-unatragediaitaliana