Il 19 settembre, l’Azerbaijan ha lanciato un attacco militare nel Nagorno Karabakh, cambiando in poche ore il destino di migliaia di persone. Oltre 80mila persone hanno già lasciato la regione. Dalla nostra corrispondente a Yerevan, Armine Avetisyan, alcuni scatti ad uno dei checkpoint per entrare in Armenia
Il 19 settembre, dopo un blocco durato mesi e un rafforzamento militare lungo il confine dell’enclave a maggioranza armena del Nagorno Karabakh, l’esercito azerbaigiano ha lanciato un attacco militare e ha occupato il territorio. Nel giro di un giorno, le forze azere hanno rapidamente sopraffatto le difese locali, uccidendo più di 200 persone, compresi i civili.
In cambio della cessazione dei bombardamenti, l’Azerbaijan ha chiesto la resa alla leadership politica del Nagorno Karabakh e il disarmo di tutte le forze armate dell’entità. Dopo una giornata di battaglie dure e sanguinose, ora a Stepanakert regna il silenzio e la città si sta svuotando. Le richieste dell’Azerbaigian vengono accolte, ma molti deii residenti locali preferiscono lasciare il Karabakh per l’Armenia.
Il Karabakh, che conta 120.000 abitanti, di fatto si è spopolato nel giro di poche ore. Nella tarda serata del 28 settembre più di 80mila persone erano già entrate in Armenia, dove sono già stati creati centri speciali per accogliere i profughi che vengono accolti e registrati e a cui viene fornito vitto e alloggio.
Il governo armeno sta discutendo una serie di programmi volti ad aiutare chi arriva ad ottenere una casa, un lavoro, un’istruzione e altre condizioni necessarie. Il processo di accoglienza avviene 24 ore su 24.
Foto e testo di Armine Avetisyan da https://www.balcanicaucaso.org/Media/Gallerie/In-fuga-dal-Nagorno-Karabakh