Accade a Latina, nel feudo meloniano dove non si va mai troppo per il sottile quando si vogliono mostrare simpatie o antipatie. Stavolta tocca a Lidano Grassucci, “il sezzese”, giornalista di lungo corso e direttore della testata web “Fatto a Latina”. Grassucci dal 1987 scrive di politica e cultura in ambito locale. Ha concentrato le sue attenzioni sul capoluogo e gli amati Monti Lepini riuscendo ad attirarsi le ire di tutto l’arco politico.
Sindaci, giunte e consiglieri di ogni colore hanno ricevuto critiche, complimenti e consigli alla maniera di Grassucci: il buon senso contadino con l’analisi del politologo, le chiacchierate al bar, qualche recriminazione ma la verità è che ogni giorno, più volte al giorno l’analisi di Grassucci l’aspettano un po’ tutti.
Qualcosa è cambiato nell’aria della città pontina che si sposta sempre più a destra. A qualche assessore non vanno giù le critiche di Grassucci sulla gestione della candidatura di Latina a capitale della cultura 2026 (la nuova sindaca non ha nominato un assessore alla Cultura ma ha candidato la città), a qualcun altro non è piaciuta l’intervista all’ex sindaco Damiano Coletta (oggi consigliere di minoranza). E così è successo dell’altro: il “Fatto a Latina” di Lidano Grassucci viene escluso dalla rassegna stampa del Comune di Latina. Potrebbe essere stato un caso, una dimenticanza o una sottovalutazione ma potrebbe essere anche la censura di articoli e non consoni alla campagna di promozione della candidatura della città. Chi può dirlo?
La storia la racconta il direttore Grassucci medesimo (qui il link https://fattoalatina.it/2023/09/01/cancelliamo-il-sezzese-la-liberta-celentiana/ . Era necessario o utile “silenziare” una testata? In fondo non sarà una rassegna stampa in più o in meno a cambiare le sorti delle notizie, locali o nazionali che siano. E se fosse una censura? In fondo anche in Rai la cosiddetta nuova narrazione si è sbarazzata dei narratori fuori dal coro. E forse ha fatto scuola.