La Corte d’Assise d’Appello di Bologna presieduta dal giudice Orazio Pescatore ha confermato la sentenza di primo grado condannando il terrorista nero Gilberto Cavallini all’ergastolo per la Strage della Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti e 216 feriti), in buona compagnia con Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini condannati definitivamente e Paolo Bellini in primo grado, esponente di Avanguardia nazionale, quinto componente del commando che realizzò la Strage voluta e finanziata dalla P2 del Venerabile Maestro Licio Gelli e dal suo tesoriere Umberto Ortolani che all’epoca dei fatti, come ha scritto Lirio Abbate, “controllava i vertici dell’intelligence civile e militare e alcuni di loro, come oggi è storicamente accertato, agivano sulla base delle direttive impartite da Gelli, il quale era riuscito ad attrarre all’interno della loggia massonica anche altissimi ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei carabinieri”. Se la sentenza verrà confermata in Cassazione, per l’ex Nar sarebbe il decimo ergastolo, superando così il record di nove condiviso con Mambro. Fin qui nulla di nuovo, tutto prevedibile. La novità sta nel fatto che la sentenza ha in parte riformulato quella di primo grado che aveva condannato Cavallini all’ergastolo solo per “Strage comune”, l’Appello lo ha ritenuto colpevole di “Strage politica con finalità eversive dello Stato democratico”.
Importante sarà conoscere le motivazioni della sentenza. In sostanza, la condanna di Cavallini sconfessa ciò che gli esponenti dei Nar Fioravanti e Mambro si sono sempre professati: “spontaneisti armati”, anarchicamente indipendenti e sulla Strage di Bologna non colpevoli. Finisce definitivamente l’ipotesi della pista palestinese che, guarda caso, con l’avvento del Governo di destra destra è tornata fortemente alla ribalta, con il solo obiettivo di depistare ancora una volta i magistrati. Questa sentenza rafforza, come ha ricordato il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi “che i Nar non agirono da soli, ma erano uniti a tutti gli altri gruppi eversivi di allora, strettamente collegati ai servizi segreti”.
I Nar di Fioravanti, Mambro e Ciavardini formavano un gruppo terrorista neofascista collegato con Ordine Nuovo veneto a sua volta colluso con apparati dello Stato infedeli alla Repubblica e alla democrazia. Tesi portata avanti da sempre dagli avvocati dell’Associazione dei familiari che trova nuova forza nella sentenza di condanna all’ergastolo di Cavallini la cui difesa accusa la magistratura di aver fatto “un processo politico a senso unico”.
La sentenza rimette il processo sul giusto binario: la Strage di Bologna aveva come obiettivo la strategia della tensione per destabilizzare la democrazia, attraverso il terrore e la violenza indiscriminata nei confronti della popolazione civile allo scopo di alimentare la paura al fine di portare gli italiani al passato, a desiderare una svolta autoritaria per distruggere la Costituzione nata dalla Lotta di Liberazione contro il nazifascismo.