Articolo21 fa parte fin dall’inizio del ricchissimo arcipelago dei movimenti che si è unito alla Cgil nella piattaforma “La via maestra”. Partecipammo convintamente già all’iniziativa che lanciò nello scorso maggio il progetto. È doveroso ribadire il significato profondo di simile partecipazione: il diritto all’informazione, come quello alla libertà personale, è la precondizione per esercitare gli altri diritti: un diritto dei diritti. Senza conoscere, non si ha contezza della propria soggettività, nonché del proprio ruolo di cittadini e non di sudditi.
Serve, dunque, una consapevolezza a maggior ragione indispensabile oggi, nell’atmosfera di regime che si è appalesata, con un governo determinato nell’attaccare chi non si allinea ad un pensiero che si vuole unico. L’obiettivo è di cancellare i contropoteri, quelli che dovrebbero salvaguardare la società civile: dalla magistratura alla comunicazione. Stiamo assistendo ad una cavalcata nera sulla Rai, sono stati rimossi con un improvvido emendamento ad un decreto i vertici del Centro sperimentale di cinematografia; e la marea si espande. Si evoca una sorta di contro narrazione, unita ad un esplicito revisionismo storico. Il diritto all’informazione è un tema da tenere vivo anche dopo e al di là della manifestazione del prossimo 7 ottobre, in cui saremo con passione, e che stiamo contribuendo –nei confini delle nostre possibilità- a preparare. L’oscuramento delle lotte e dei conflitti sociali fa parte del tentativo di indebolire il ruolo delle organizzazioni sindacali, sancito dalla Costituzione. Non solo. L’universo dei media è popolato da disoccupazione e precariato, nonché spesso colpito da bavagli e querele temerarie. Viviamo la manifestazione anche come un allarme da lanciare su una situazione troppe volte sottovalutata.
La stessa contrattazione con il governo è una finta, che si riduce alle riprese televisive. Simile fake è una conferma inquietante: il sindacato viene ridotto ad una comparsa mediatica e la rappresentanza è travolta da una falsa rappresentazione, analogica o digitale che sia. La messa in causa dell’articolo21 è una sequenza di un più generale attacco alla Carta fondamentale. Si vuole un premierato a reti unificate. Rai e Mediaset sono, come si vede, un’unica strisciata spesso propagandistica, quasi sempre omologata. Poche le eccezioni, non per caso nel mirino della destra. Il giornalismo di inchiesta è considerato un fastidio da spegnere o emarginare. Articolo21 ha preso, dunque, un impegno preciso e assai serio, che dia il senso di una presenza non formale al percorso -pure attraverso i presidi locali- che porterà alla piazza di S. Giovanni il prossimo 7 ottobre. Si tratta di qualcosa di più profondo. L’intreccio tra i lavori della e nell’informazione e il generale pianeta cui la Cgil si rivolge è una visione strategica, in quanto l’innovazione tecnologica richiede un enorme salto di qualità nelle teorie e nelle pratiche. Incombe la stagione degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, in cui cambiano paradigmi e processi produttivi. La ricerca di modalità adeguate a tutelare le conquiste degli anni migliori, traducendole nella rinnovata realtà è il traguardo che ci poniamo. Vogliamo fare la nostra parte. L’informazione via via si sposta dai vecchi modelli centrati sui media classici (a partire dalla televisione generalista) a un articolato sistema di fruizione. I social, i mille device del consumo si uniscono alla impetuosa costruzione di confezioni artificiali. Autonomia, indipendenza, creatività sono sempre più condizionate. Lo spirito della “Via maestra” dovrà diventare un criterio interpretativo, uno stile, una impulso per le coscienze democratiche.