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“Servono persone festanti”. Nella Chat di Fratelli d’Italia la “magicabula” sull’orrore

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Essere o apparire, cosa conta di più? La narrazione ufficiale continua a correre su un binario parallelo e distante dalla realtà, come tragicamente conferma quanto accaduto in un anonimo tunnel del dedalo delle ferrovie italiane. Mesi a parlare del ponte sullo stretto mentre la sicurezza langue pure sulla manutenzione minuta, fiumi di post sui social sull’emergenza migranti e invece la vera emergenza è il lavoro, sottopagato e insicuro. E su tutto questo si tenta di spargere tanta polverina rosa per far sembrare tutto un risorgimento, la “magicabula” sul macabro. E così nel giorno in cui la Presidente del Consiglio va a Caivano, dove due bambine sono state violentate da un branco di ragazzini venuti su a pane e pusher, lo stesso giorno in cui cinque operai sono morti in uno dei peggiori incidenti ferroviari degli ultimi anni, si scopre che i colonnelli di Fratelli d’Italia della Campania pensano alla coreografia, alle comparse che devono apparire “festanti”. Sì, proprio “festanti” è il termine utilizzato in una chat interna degli organizzatori, tutti del partito della Premier. I cittadini che stanno a Caivano, quelli non precettati, non sono festanti. Sono disperati. E allora si è pensato a reclutare comparse. Nella stessa chat si dice: “Dobbiamo mobilitarci per portare persone ma con simboli di partito. Le persone devono sembrare cittadini qualunque che accolgano Giorgia festanti anche per bilanciare eventuali contestatori (lì sarà pieno di Redditi di Cittadinanza). Diamo queste indicazioni e non pensiamo di fare il codazzo dei politici e i selfie per noi. Non fate circolare questi messaggi o sembra che la Meloni si fa organizzare la claque”. Da tale sequenza di frasi si evince anzitutto il disprezzo per la democrazia: guai a vedere o far vedere alle televisioni e ai giornalisti le contestazioni. Come in Russia, in fondo. E poi c’è il disprezzo per quei poveracci che avevano diritto al reddito  di cittadinanza, chissà quanti ce ne sono a Caivano, nel napoletano, al Sud. Se protestano rovinano la “festa”, perché tale si ritiene debba essere la visita di solidarietà della più importante carica di Governo in un luogo sciagurato qual è Parco Verde. Infine il disprezzo più grande: quello per la libertà di espressione. C’è l’idea di poter pilotare anche le opinioni, anzi coprirle, con la claque appunto, quella di cui hanno paura si sappia persino gli organizzatori. Il messaggio è così amaro che uno dei destinatari si è deciso a renderlo pubblico. E ha fatto bene, ha ricordato a tutti noi, anche agli organizzatori del teatrino tragicomico,  che l’Italia è ancora una democrazia e che non si possono coprire le notizie brutte con controfigure sorridenti delle persone vere, le quali a Caivano piangono per una rinascita che tarda ad arrivare e per il quartiere difficile che sono costretti ad abitare e che la maggior parte di loro vorrebbe cambiare se fosse possibile farlo senza l’aiuto delle istituzioni e senza i soldi necessarie a rimettere in piedi giardini, piscine e palestre. In Italia ci sono molte Caivano, una almeno per ogni metropoli e i tagli ai fondi del Pnrr hanno colpito duro proprio sulla quota destinata alle periferie. E adesso quante comparse serviranno per sorridere di fronte ad un dato del genere?


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