Programma Meloni: l’Italia dell’odio e dell’intolleranza

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Ma quale Stato, o meglio, per dirla come piace a lei, quale Patria, quale Nazione, vuole costruire Giorgia Meloni con il suo governo? A turno scendono in campo ministri, sottosegretari, presidente e vice presidente del Senato, ed ora anche un generale, per predicare odio, intolleranza, disprezzo, allontanamento, segregazione per  omosessuali, migranti, ambientalisti, genitori che sperano solo di poter amare un figlio, intellettuali e artisti non omologabili, giornalisti indipendenti che rispettano integralmente l’articolo 21 della Costituzione, magistrati che si richiamano solo e soltanto alla Carta fondamentale della Repubblica Democratica e antifascista.
È soltanto l’applicazione di uno schema di lotta politica progettato in ambito internazionale o è la volontà, molto più pericolosa, di modificare la pacifica convivenza dei cittadini  costruita dopo gli orrori del fascismo e della guerra grazie all’elaborazione di una Carta Costituzionale di straordinario valore etico-politico-sociale? È quella l’Italia amata e rispettata nel mondo, come la stessa presidente del consiglio ha dovuto ammettere, quella risorta dalle macerie materiali che ha saputo riproporsi al mondo con i suoi storici valori rinascimentali e risorgimentali grazie alla cultura, a una nuova apertura al mondo, a un’accoglienza  diventata proverbiale.
L’Italia che oggi viene imposta quasi quotidianamente è l’esatta negazione di quella. Qual è il pericolo reale che si corre? Che parole ignobili possano essere assimilate acriticamente o addirittura trasformate in azioni violente, come se la vita d’oggi fosse completamente diversa da quella che il Paese ha vissuto fino al 21 ottobre dell’anno scorso, il giorno prima dell’insediamento del governo Meloni, e che quindi parole d’odio e di intolleranza rappresentino i sentimenti veri degli italiani. A tutto questo si aggiunge il sospetto che nella lotta senza quartiere di Salvini alla Meloni per accaparrarsi qualche voto in più della destra-destra dovremo assistere a spettacoli sempre più indegni nei quali saranno stritolati i finti moderati. Non hanno nulla da dire i loro alleati?
E le opposizioni cosa aspettano ad alzare finalmente il livello di guardia? Possibile che le risposte più nette e decise, oltre che dal nostro sito, le abbiano date migliaia di cittadini indignati e soprattutto la titolare della libreria Ubik di Castelfranco Veneto che prega i suoi clienti di non richiederle il libro di Vannacci?  Sono i giorni in cui più forte si fa il ricordo di Francesco Saverio Borrelli, il coraggioso magistrato milanese che in anni simili a questo lanciò il suo indimenticato grido ‘Resistere, resistere, resistere’. Ma forse non basta più. Bisogna trovare adeguate contromisure. Non solo siamo di fronte alla falsificazione della realtà, come nella parole di Vittorio Sgarbi che, da sottosegretario alla cultura, non contento del turpiloquio pubblico di qualche tempo fa, ora arriva ad affermare che criticare Vannacci è un atteggiamento da regime da parte delle minoranze;  stiamo anche subendo un violento attacco alle nostre intelligenze e non possiamo fare finta di non accorgercene. Un esempio? Eccolo.

Oggi, TG1 delle 13.30. Apertura dedicata alla cronachetta rosa con protagonista Giorgia Meloni. Neppure con un servizio di produzione diretta della testata, ma facendo un’ampia sintesi dell’articolo di fondo dedicato dal settimanale ‘Chi’ alla presidente del consiglio in vacanza in Puglia. Tutto va bene, madama la marchesa? Sì, tutto va bene, e guai a porre o a porsi, anche distrattamente, qualche domanda. Dopo aver trascorso 26 anni di lavoro giornalistico in Rai mi ha fatto davvero male assistere a questo spettacolo penoso. I padroni fanno i padroni. Ma per forza bisogna essere servi?


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