BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Per chi non vede (o nega) la schiavitù nei campi di Latina

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Ragionamento ad alta voce
A marzo 2023 pubblico una inchiesta sul Manifesto sui minori sfruttati nelle campagne dell’Agro Pontino.
Tengo, prima di marzo e nei mesi successivi, alcune lezioni universitarie sul tema nell’ambito del mio corso e una relazione nell’ambito di un collegio di docenti universitari della Sapienza, dipartimento di Scienze Politiche.
Legambiente pubblica a mia firma un saggio sul rapporto Ecomafia presentato alla Camera dei Deputati l’11 luglio scorso sui minori sfruttati in provincia di Latina nelle relative campagne. La stampa anche della provincia di Latina riprende la notizia anche se non con grandissima enfasi.
Ancora su Alias del Manifesto, il 22 luglio scorso, pubblico un’inchiesta relativa al sistema criminale interno alla comunità indiana pontina con il ruolo di capi e boss, interessi e affari vari.
Save the Children pubblica qualche giorno fa il suo noto dossier “Piccoli schiavi invisibili” con focus sullo sfruttamento dei minori in provincia di Latina e a Ragusa, in Sicilia.
Nel frattempo denuncio sui social e in varie iniziative pubbliche le alte temperature che colpiscono lavoratori e lavoratrici nelle campagne italiane.
Escono anche numerosi servizi giornalistici (Linea Rossa su Rai Tre ad esempio, Articolo21, Tempi Moderni…). Ne parlo anche in alcune interviste pubblicate su testate giornalistiche nazionali e internazionali. Denuncio in particolari condizioni di lavoro e di salute precarie per le donne e gli uomini impiegato nella raccolta di ortaggi e frutta, con svenimenti continui che espongono a rischio infarto migliaia di persone. E pochi giorni fa un lavoratore indiano di 55 anni muore dopo aver lavorato per ore nelle campagne pontine per pochi euro l’ora sotto il sole cocente.
Dopo tutto questo, derivante anche dal progetto di ricerca sociale sul campo, “Articolo1” di Tempi Moderni, condotto personalmente nelle campagne pontine da ottobre a marzo 2023, la classe politica al governo, regionale e nazionale, resta in silenzio assoluto. Anzi, si preoccupa solo di finanziarie le imprese agricole che coltivano kiwi per via dei problemi che hanno investito il settore. Mentre sul caso del lavoratore indiano morte esce solo uno stringato comunicato del tipo: “bisogna rendere trasparente la filiera”.
La classe politica di opposizione, regionale e nazionale, dalla quale mi sarei aspettato un impegno senza precedenti su questo fronte, non mi contatta, non presenta una interrogazione, non organizza una iniziativa politica, non denuncia con la forza che gli è propria quanto accade ai braccianti pontini (donne e uomini, italiani e immigrati, adulti e minori) e non solo.
Infine una certa persona, con un ruolo interprovinciale di spicco, afferma in alcune assemblee riservate che io non sarei credibile e che non starei facendo nulla per i lavoratori e le lavoratrici sfruttate. Ma questo è un punto che sarà meglio affrontato in seguito nelle sedi opportune.
Per finire, lo metto per ultimo, alcuni imprenditori agricoli pontini molto chiacchierati si riuniscono e più volte affermano che mi devono sparare, far saltare in aria sul ponte di Sabaudia e che mi faranno fare la fine di Falcone. Ovviamente avverto, come mio dovere, le forze dell’ordine di quanto accaduto.
Insomma, dinnanzi a problemi, tragedie e a fatti di questa dimensione, natura e drammaticità, domina il silenzio di un’intera classe dirigente locale, regionale e nazionale che, al di là di alcune eccezioni, fa chiacchiere in convegni e iniziative pubbliche e resta in silenzio quando invece dovrebbe agire con rigore e determinazione per contrastare padroni, caporali, padrini di qualunque nazionalità e i loro referenti politici.
Non posso che manifestare la mia profonda indignazione e delusione. A questo “orizzonte di affaristi e d’imbroglioni”, come cantava Guccini, dico volentieri addio.

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