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La nave Open Arms, dopo aver raggiunto il porto di Carrara e aver sbarcato le 195 persone soccorse a bordo, ha avuto la notifica del fermo amministrativo per venti giorni. Dunque punita severamente, come prevede la legge. Ma è il caso di ripercorrere le ultime ore precedenti il fermo. La Open Arms si stava dirigendo verso Carrara, come indicato da Roma, dopo aver soccorso alcuni migranti su un gommone nel Mediterraneo, quando ha ricevuto l’avviso di un’altra imbarcazione in difficoltà e che trasportava 132 persone. Allora da bordo hanno comunicato a loro volta a Roma della ulteriore richiesta di soccorso in mare. Ma la risposta è stata che bisognava rispettare il decreto e l’ordine conseguente. La seconda imbarcazione soccorsa, secondo quanto riferito dal primo ufficiale di coperta della nave, era sovraccarica e imbarcava acqua, in una situazione più che pericolosa. Per questo si è proceduto al secondo soccorso che ora è costato il fermo amministrativo previsto dal decreto. All’arrivo a Carrara il comandante e il capo missione della Open Arms sono stati sottoposti a sette ore di interrogatorio. Il blocco della nave toglie una unità di soccorso nel Mediterraneo. Sullo sfondo, nemmeno troppo sfuocato, di questa vicenda ce ne è un’altra a suo modo interessante. Casualmente la stessa Open Arms è parte civile nel processo in corso a Palermo a carico del Ministro Matteo Salvini, imputato con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per avere tenuto in mare, nell’agosto di 4 anni fa, 147 migranti per due settimane. Matteo Salvini nella sua attuale qualifica di ministro del Mit, dunque competente sulla Guardia Costiera, è esattamente una delle autorità che hanno sanzionato e fermato la nave di soccorso. E’ tutto legittimo? Sì. E’ tutto normale? Insomma.
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