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Il Lazio porta male ai partiti e a Meloni

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Dimissioni di Marcello De Angelis. La strage di Bologna del 1980 (85 morti e 200 feriti) è una ferita ancora aperta della democrazia italiana dopo oltre 40 anni. Elly Schlein sostiene: è stata «una strage neofascista… servono dimissioni immediate» di Marcello De Angelis, ex terrorista nero, portavoce del presidente della giunta regionale del Lazio Francesco Rocca.

Il caso è scoppiato quando De Angelis, tutta una vita spesa tra l’estrema destra e il giornalismo, ha difeso Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, ex terroristi neri, condannati in via definitiva come gli esecutori materiali della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. È stato perentorio: «…so per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini». Di qui l’indignazione della segretaria del Pd. Se le dimissioni di De Angelis non giungono su iniziativa del governatore del Lazio, allora Schlein sollecita Giorgia Meloni «a prendere provvedimenti immediati». Ma De Angelis si limita a chiedere scusa, in particolare a chi gli è più vicino, perché «ho provocato disagi».

La presidente del Consiglio ha sul tavolo un nuovo guaio giudiziario ma, al contrario della vicenda processuale della ministra Santanché e del sottosegretario Delmastro, il caso De Angelis ha anche un fortissimo carattere politico. La stagione del terrorismo e delle stragi di matrice neofascista ha insanguinato l’Italia, assieme al terrorismo rosso ha tentato di destabilizzare la democrazia italiana.

Giorgia Meloni oltre ai gravi problemi economici (inflazione, difficoltà a incassare i fondi europei del Pnrr, “frenata” produttiva) si trova a fare i conti con le pesanti contraddizioni provenienti da Fratelli d’Italia, il suo partito post fascista erede del Msi.

E deve fare i conti con le contraddizioni dell’estrema destra del Lazio, una delle regioni nelle quali più forte è stato il radicamento del fascismo. Comunque il Lazio e soprattutto Roma sono realtà difficili per tutti i partiti: di destra e di sinistra, populisti e riformisti. La cinquestelle Virginia Raggi nel 2016 divenne sindaca di Roma a furore di popolo ma nel successivo voto per il Campidoglio del 2021 neppure riuscì a piazzarsi per il ballottaggio. Beppe Grillo commentò in modo sibillino la disfatta: «Ora dobbiamo fare il necessario!». La fallimentare prova da prima cittadina della capitale contribuì al flop dei grillini nelle elezioni politiche del 2022: il Movimento cinque stelle presieduto da Giuseppe Conte dimezzò il trionfale 32% dei voti conquistato nel 2018.

Al Pd non è andata molto meglio. Nicola Zingaretti è stato presidente della Regione Lazio senza conseguire risultati particolarmente brillanti. Poco prima della scadenza del secondo mandato si dimise per candidarsi come deputato. È stato eletto alla Camera ma il Pd guidato da Enrico Letta precipitò al 19% dei voti nelle elezioni politiche dell’anno scorso. Un disastro.

Tuttavia anche in precedenza la Regione Lazio non ha portato bene ai partiti. Fece scalpore la storia di “Batman”, all’anagrafe Franco Fiorito, ex Msi, ex An, poi Pdl. S’impose come uno dei moralisti all’assalto della Prima Repubblica. Fu eletto consigliere regionale del Lazio e capogruppo del Pdl con la giunta retta da Renata Polverini ma le cose non andarono per niente bene. Nel 2012 fu arrestato per peculato, attinse allegramente ai soldi pubblici. Renata Polverini si dimise e la giunta di centro-destra cadde rovinosamente. L’anno successivo a sorpresa trionfò il populismo cinquestelle: nel 2013 Beppe Grillo dal nulla ottenne il 25,5% dei voti nelle elezioni legislative.

Adesso la Regione Lazio torna a fare notizia in prima pagina con Fioravanti, Mambro e Ciavardini, gli ex terroristi d’ispirazione neofascista condannati per la strage di Bologna e difesi da Marcello De Angelis. La vicenda ha una forte valenza politica: può mettere in discussione la stessa sorte del governo di destra-centro. Giorgia Meloni ha scommesso tutte le sue carte sulla totale rottura con il fascismo e sulla nascita di Fratelli d’Italia come partito di destra democratica, tuttavia deve affrontare frequenti episodi di revisionismo nero. Ora deve dare una riposta alla richiesta di dimissioni di De Angelis da portavoce del presidente della Regione Lazio Rocca, avanzata da Schlein.


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