“Durante il mese di luglio 2023, il Comando Centrale degli Stati Uniti, insieme alla Coalizione e ad altri partner, ha condotto un totale di trentuno operazioni contro i terroristi del Daesh, con la conseguente morte di cinque agenti del cosiddetto Califfato e l’arresto di altri trenta”. È quanto si legge in una nota diffusa lo scorso 9 agosto dal U.S. Central Command. “Grazie agli sforzi dei nostri partner supportati dalla Coalizione, abbiamo assistito a una drastica riduzione dell’attività e dell’efficacia dell’Isis nella nostra area di intervento”, ha detto il Mag. Gen. Matthew McFarlane, comandante generale del Cjtf-Oir.
Nove anni dopo l’insorgenza della formazione terrorista internazionale denominata Islamic State of Sham (Levante, il nome con cui viene chiamata la Siria) and Iraq, detto anche Dawla (Stato) o Daesh, con la scelta delle capitali Raqqa e Mosul, quest’ultimo non solo non è ancora sconfitto, ma si sta riorganizzando. Proprio i primi giorni di agosto la formazione integralista ha annunciato la nomina del “califfo”, tale Abu Hafs Alhashemi Alqorashi, di cui non si hanno ancora notizie. Si tratta del quinto “califfo”, che succede ad Abu Bakr al Baghdadi, il primo leader, ucciso in un’operazione aerea americana alla periferia di Idlib il 27 ottobre 2019 dopo quattro anni al potere, a cui sono seguiti Abdallah Qardash, ucciso il 3 febbraio 2022 e Abu al Hasan al Qarshi, eliminato dopo otto mesi dalla sua nomina a ottobre 2022. Infine, è stata la volta di Abu al Husein al Hasani al Qaurashi, ucciso il 3 agosto, sulla cui morte ci sono due versioni discordanti, la prima che attribuisce la sua uccisione a un’operazione delle forze turche, la seconda a un’offensiva delle milizie integraliste di Hayat Tahrir al Sham, che però negano la propria responsabilità.
Un nuovo emiro, per una formazione fortemente ridimensionata, tra uccisioni, arresti, rimpatri. Secondo i dati del European Council of Foreing Relations solo nel 2014 circa 40mila persone sono partite da diversi Paesi del mondo per unirsi al Daesh, di cui 5mila erano europei, uomini, ma anche donne. Daesh, che contava su circa 70/80mila membri, una volta deteneva 88.000 km quadrati di territorio, che si estendeva dalla Siria nord-orientale fino all’Iraq settentrionale, e imponeva il suo governo brutale a quasi otto milioni di persone, spargendo sangue e morte e accanendosi sulle minoranze. Tuttavia, ha perso vaste aree di territorio dal 2019, quando il gruppo è stato cacciato dalla sua ultima roccaforte. Tuttavia, secondo le Nazioni Unite il cosiddetto Califfato rimane una minaccia persistente. I suoi militanti continuano a tendere imboscate ed eseguire attacchi mordi e fuggi dai nascondigli nel deserto siriano. La formazione integralista ha rivendicato la responsabilità di un attacco che ha ucciso almeno 33 soldati siriani e ne ha feriti molti altri nella Siria orientale venerdì 12 agosto. Il 29 luglio scorso, invece, l’organizzazione Daesh ha dichiarato di aver effettuato due operazioni nella zona di Sayyidah Zainab nel governatorato di Rif Dimashq, che hanno provocato una decina di morti e decine di feriti tra i pellegrini sciiti che si trovavano nella zona. Non si sono fermate nemmeno le operazioni contro le forze del regime siriano, attraverso l’uso di veicoli esplosivi.
(Fonte Avvenire, 20 agosto 2023 )